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L’intelligenza emotiva
In questo articolo esploriamo il concetto di Intelligenza Emotiva e la sua utilità nella vita di tutti i giorni, in particolare nei contesti scolastici e lavorativi.
L’aspetto più importante dell’intelligenza emotiva è la consapevolezza che le emozioni possono guidare il nostro comportamento e costituire uno strumento di conoscenza verso se stessi e verso gli altri.
Per comprendere come questa capacità possa esprimersi è necessario studiare il contesto in cui l’uomo e la società sono cambiati nel corso del tempo.
 È in questo senso che bisogna analizzare il cambiamento radicale che ha coinvolto gli aspetti relazionali e comunicativi umani.
Nella società moderna non è più l’uomo che va verso il mondo, ma viceversa.

I messaggi comunicativi, soprattutto iconici e multimediali, viaggiano ad una velocità esorbitante. I mezzi di informazione si sono di molto trasformati: dalla scoperta della scrittura e della stampa, che richiedevano tempi di applicazione e di elaborazione personale, è andata sostituendosi una cultura dell’immagine che molto spesso non richiede un processo di trasformazione critica del messaggio trasmesso.
Il pensiero orizzontale e creativo è stato sostituito da una scissione verticale della psiche che produce identità multiple che rispondono a una molteplicità di situazioni.
In quest’ottica, l’intelligenza emotiva risulta essere uno sforzo di adattamento che spesso non riesce a dare i suoi frutti perché l’attuale contesto sociale e globale non le appartengono.

 Prendendo in considerazione Jung e il suo concetto di sentimento, vediamo come questa libera espressione personale rappresenti una funzione razionale che ci permette di valutare e di scegliere. Inoltre, l’Io valuta in funzione di una memoria più o meno differenziata che rappresenta il bagaglio personale di esperienze e relazioni che hanno caratterizzato la propria storia. Nel contesto della società moderna la capacità di discernere e di usare il senso critico spesso non vengono esercitate perché di fronte a noi troviamo quotidianamente scelte opzionali immediate e opposte, come in quelle indagini statistiche nelle quali basta esprimere tout court il proprio pensiero.
La molteplicità degli stimoli ambientali e comunicativi determinano cambiamenti continui, ma una scarsa elaborazione dei processi che li determinano.
Da questa situazione emerge prepotente nella società moderna il fenomeno del conformismo e dell’estetizzazione che riempiono spesso il vuoto creato dalla mancanza di interesse e di coinvolgimento personale.

 Secondo Goleman, l’intelligenza emotiva costituisce lo strumento di intelligenza globale dell’individuo ed è caratterizzata da autoregolazione delle emozioni e controllo degli impulsi.
Questa definizione ci porta a riflettere sul panorama attuale del disagio giovanile che emerge in modo spesso incontrollato con manifestazioni più o meno violente, come il bullismo.
n ambito familiare l’intelligenza emotiva può essere insegnata, ma i genitori oggi tendono a creare intorno ai loro figli una sorta di barriera contro ogni privazione, pensando che la rinuncia o le sconfitte siano inutili o addirittura dannose.
Tuttavia, sappiamo che le emozioni in quanto tali devono essere vissute, nel bene e nel male, perché permettono di sviluppare e rafforzare il carattere e la capacità di adattamento.

L’intelligenza emotiva non può essere misurata come quella cognitiva. Spesso i “bravi” alunni non possiedono sufficienti strumenti che li rendano flessibili e psichicamente reattivi di fronte a situazioni diverse fuori dal contesto scolastico. La difficoltà nel riconoscere le proprie emozioni è diventata una caratteristica abbastanza diffusa negli adolescenti di oggi: molti non riescono a orientare i propri interessi, né a valutare il peso delle proprie azioni e comportamenti. La flessibilità e molteplicità di esperienze, la velocità con cui le stesse vengono immagazzinate e poi dimenticate conducono spesso l’individuo a cambiare continuamente senza operare scelte critiche e consapevoli.

L’emozione possiede un grande valore comunicativo in quanto rende l’esperienza soggettiva un mezzo di confronto e di riflessione, un modo per guardare oltre se stessi riconoscendosi negli altri.

Perciò, educare all’intelligenza emotiva vuol dire anche cercare di superare le barriere dell’individualismo, insegnando a riconoscere i sentimenti dell’altro e a rispondervi con empatia. Come affermava Vygotskij, “diventiamo noi stessi attraverso gli altri”.

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