Il cervello umano è una macchina straordinaria, capace di apprendere, adattarsi e migliorarsi lungo tutto l’arco della vita.
Le competenze cognitive comprendono l’insieme di tutti i processi di pensiero che permettono di apprendere e mettere in atto comportamenti utili a relazionarsi con il mondo che ci circonda.
Per questo motivo, se si interviene precocemente, è possibile aiutare quei bambini e ragazzi con disturbi dell’apprendimento, ADHD, ma anche che presentano difficoltà comportamentali, attentive, nonché difficoltà nella regolazione delle emozioni e difficoltà cognitive, grazie al potenziamento cognitivo.
Innanzitutto, possiamo dire che è un trattamento psicologico e, in quanto tale, deve essere eseguito da psicologi specializzati nel campo dell’età evolutiva o che, comunque, si occupano di deficit cognitivi.
Comprende l’insieme delle strategie e attività pensate per migliorare il funzionamento delle nostre abilità mentali: attenzione, memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di pianificazione e problem solving.
Non si tratta di “diventare più intelligenti”, ma di allenare il cervello a lavorare in modo più efficiente, sfruttando meglio le risorse già presenti.
Nei bambini, il potenziamento cognitivo ha un ruolo chiave nello sviluppo dell’autostima e del successo scolastico. Non si tratta solo di “imparare meglio”, ma di capire come si impara.
Accompagnare un bambino a conoscere e usare le proprie risorse cognitive lo rende più consapevole, motivato e resiliente.
Per esempio, attraverso il gioco strutturato, un laboratorio creativo o l’uso ragionato delle tecnologie, possiamo aiutare i più piccoli a sviluppare attenzione, pianificazione e autocontrollo.
È, dunque, un approccio attivo e positivo che si può adottare in età evolutiva, ma anche in età adulta o anziana, per mantenere flessibile la nostra mente.
Uno degli studi più noti è quello di Jaeggi et al. (2008), pubblicato su PNAS, che ha dimostrato come l’allenamento della memoria di lavoro attraverso esercizi specifici possa migliorare le capacità di ragionamento astratto, con effetti trasferibili anche ad altri ambiti cognitivi.
Anche Klingberg (2010), in una revisione apparsa su Developmental Psychology, ha evidenziato l’efficacia di training cognitivi su bambini con ADHD, con miglioramenti significativi nella memoria di lavoro e nell’attenzione sostenuta.
Per quanto riguarda l’età adulta e anziana, il celebre ACTIVE Study (Ball et al., 2002) ha coinvolto oltre 2.800 anziani per testare l’impatto di diversi tipi di potenziamento (memoria, ragionamento, velocità di elaborazione).
I risultati hanno mostrato non solo un miglioramento delle abilità allenate, ma anche una maggiore autonomia funzionale a distanza di anni (Rebok et al., 2014).
Potenziamento in pratica
Le modalità per strutturare un percorso di potenziamento cognitivo sono molteplici e
possono essere adattate alle diverse fasce d’età:
Come ogni percorso, ha senso se è personalizzato, accompagnato da professionisti e integrato nella quotidianità.
Perché il nostro cervello, come ogni parte di noi, ha bisogno di attenzione, cura e stimoli per continuare a crescere.
Le competenze cognitive comprendono l’insieme di tutti i processi di pensiero che permettono di apprendere e mettere in atto comportamenti utili a relazionarsi con il mondo che ci circonda.
Per questo motivo, se si interviene precocemente, è possibile aiutare quei bambini e ragazzi con disturbi dell’apprendimento, ADHD, ma anche che presentano difficoltà comportamentali, attentive, nonché difficoltà nella regolazione delle emozioni e difficoltà cognitive, grazie al potenziamento cognitivo.
Cos’è il potenziamento cognitivo?
Innanzitutto, possiamo dire che è un trattamento psicologico e, in quanto tale, deve essere eseguito da psicologi specializzati nel campo dell’età evolutiva o che, comunque, si occupano di deficit cognitivi.
Comprende l’insieme delle strategie e attività pensate per migliorare il funzionamento delle nostre abilità mentali: attenzione, memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di pianificazione e problem solving.
Non si tratta di “diventare più intelligenti”, ma di allenare il cervello a lavorare in modo più efficiente, sfruttando meglio le risorse già presenti.
Nei bambini, il potenziamento cognitivo ha un ruolo chiave nello sviluppo dell’autostima e del successo scolastico. Non si tratta solo di “imparare meglio”, ma di capire come si impara.
Accompagnare un bambino a conoscere e usare le proprie risorse cognitive lo rende più consapevole, motivato e resiliente.
Per esempio, attraverso il gioco strutturato, un laboratorio creativo o l’uso ragionato delle tecnologie, possiamo aiutare i più piccoli a sviluppare attenzione, pianificazione e autocontrollo.
È, dunque, un approccio attivo e positivo che si può adottare in età evolutiva, ma anche in età adulta o anziana, per mantenere flessibile la nostra mente.
Che cosa dice la scienza?
Negli ultimi vent’anni, la ricerca scientifica ha dimostrato che il cervello conserva una plasticità anche in età adulta e avanzata: è in grado di modificare la propria struttura e funzionamento in risposta a stimoli mirati.Uno degli studi più noti è quello di Jaeggi et al. (2008), pubblicato su PNAS, che ha dimostrato come l’allenamento della memoria di lavoro attraverso esercizi specifici possa migliorare le capacità di ragionamento astratto, con effetti trasferibili anche ad altri ambiti cognitivi.
Anche Klingberg (2010), in una revisione apparsa su Developmental Psychology, ha evidenziato l’efficacia di training cognitivi su bambini con ADHD, con miglioramenti significativi nella memoria di lavoro e nell’attenzione sostenuta.
Per quanto riguarda l’età adulta e anziana, il celebre ACTIVE Study (Ball et al., 2002) ha coinvolto oltre 2.800 anziani per testare l’impatto di diversi tipi di potenziamento (memoria, ragionamento, velocità di elaborazione).
I risultati hanno mostrato non solo un miglioramento delle abilità allenate, ma anche una maggiore autonomia funzionale a distanza di anni (Rebok et al., 2014).
Potenziamento in pratica
Le modalità per strutturare un percorso di potenziamento cognitivo sono molteplici e
possono essere adattate alle diverse fasce d’età:
- Training strutturati: programmi computerizzati, esercizi carta-matita, attività guidate da professionisti.
- Giochi cognitivi: cruciverba, giochi di logica, memory, sudoku, giochi da tavolo.
- Tecnologie mirate: app e videogiochi cognitivi. Ad esempio, lo studio di Anguera et al. (2013) ha mostrato che il videogioco NeuroRacer ha migliorato l’attenzione e il multitasking in adulti over 60.
- Meditazione e mindfulness: secondo Tang et al. (2015), queste pratiche
migliorano attenzione, consapevolezza e regolazione emotiva.
Come ogni percorso, ha senso se è personalizzato, accompagnato da professionisti e integrato nella quotidianità.
Perché il nostro cervello, come ogni parte di noi, ha bisogno di attenzione, cura e stimoli per continuare a crescere.
Bibliografia
- Jaeggi, S. M., et al. (2008). Improving fluid intelligence with training on working memory. PNAS.
- Ball, K., et al. (2002). Effects of cognitive training interventions with older adults: A randomized controlled trial. JAMA.
- Rebok, G. W., et al. (2014). Ten-year effects of the ACTIVE cognitive training trial on cognition and everyday functioning. Journal of the American Geriatrics Society.
- Klingberg, T. (2010). Training and plasticity of working memory. Developmental Psychology.
- Anguera, J. A., et al. (2013). Video game training enhances cognitive control in older adults. Nature.
- Tang, Y. Y., Hölzel, B. K., & Posner, M. I. (2015). The neuroscience