Piazzale delle Gardenie 12, 00172 Roma RM
V Municipio - Centocelle
0669481526
Sostienici
Centro per la persona, la coppia, la famiglia
Stem e disparità di genere
Lo stereotipo che le ragazze siano meno brave dei ragazzi in matematica e nelle materie scientifiche in generale, ha profonde conseguenze sui percorsi di studio e di lavoro futuri. Queste “discriminazioni” iniziano a svilupparsi molto presto nel corso della vita di bambine e bambini. Hanno origine negli stereotipi che genitori, insegnanti, libri di testo e più in generale, le norme sociali e culturali trasmettono loro: stereotipi che comportano differenze di genere nell’apprendimento e influenzano i divari che osserviamo nelle scelte universitarie, nella partecipazione alla forza lavoro e nella struttura dei salari.
Discipline STEM e stereotipi di genere
Il termine STEM viene utilizzato per indicare quegli ambiti educativi e lavorativi che si occupano di tematiche Scientifiche, Tecnologiche, Ingegneristiche e Matematiche. Tale definizione viene attribuita a J. A. Ramaley, direttrice del National Science Foundation’s Education and Human Resources Division, che durante il suo mandato ha creato un curriculum educativo, inteso nel termine anglosassone di ‘istruzione”, racchiudendo al suo interno tali discipline e dove le donne sono, generalmente, sottorappresentate. Nelle STEM esistono infatti molti stereotipi di genere, ovvero percezioni sociali di caratteristiche maschili e femminili (quali carattere, abilità, predisposizioni, preferenze, aspetto esteriore, tipi di comportamento, ruoli, percorsi professionali…) e la tendenza ad associarle agli individui di uno dei due sessi, ancora prima di incontrarli e di conoscere come sono effettivamente. In campo scientifico, quando si parla di stereotipi di genere si fa riferimento ai ruoli e alle abilità scientifiche che pensiamo siano più adatte ai maschi o alle femmine: un esempio di stereotipo nella scienza è associare l’ingegneria e le abilità di costruzione ai maschi piuttosto che alle femmine. Con la sua espressione “Matilda effect”, Margaret W. Rossiter, storica della scienza americana, sottolinea il pregiudizio contro il riconoscimento dei contributi delle donne alla ricerca scientifica, dove esistono “cattive abitudini sociali” quali l’attribuzione del lavoro di una donna ai colleghi uomini e il minor numero di citazioni ricevute da lavori realizzati da scienziate rispetto a lavori analoghi realizzati sempre da colleghi maschi.
I

l Rapporto “Cracking the code”

Il Rapporto “Cracking the code: Girls’ and women’s education in science, technology, engineering and mathematics (Stem)” del 2017, pubblicato dall’Unesco, offre una panoramica sulle materie STEM e le disparità di genere nel mondo, analizzando i fattori che causano le disuguaglianze in questo ambito e indicando alcune soluzioni per affrontare il problema. Nei Paesi a medio ed alto reddito le disparità si stanno riducendo, soprattutto per quel che riguarda le scienze, ma le differenze regionali rimangono molto ampie. Secondo gli studi riportati dal Rapporto, le motivazioni su queste differenze non derivano da abilità innate o fattori biologici, come alcune strutture del cervello, ma dalla plasticità cerebrale (l’abilità del cervello di creare nuove connessioni) che va allenata ed è influenzata dalle esperienze, dalla socializzazione, dai processi di apprendimento e quindi dal contesto culturale e sociale.

Donne, scelte universitarie e carriere accademiche
Il numero di donne iscritte alle facoltà STEM nelle nostre università è cresciuto enormemente rispetto a pochi decenni fa, ma il divario con i colleghi uomini rimane rilevante, così come persistenti sono i pregiudizi che le vorrebbero inadatte alle scienze “esatte”. Nel corso della formazione universitaria, in Italia, le donne rappresentano stabilmente ben oltre il 50% della popolazione di riferimento a tutti i livelli: esse sono il 55,5% degli iscritti ai corsi di laurea; il 57,6% del totale dei laureati; il 50,0% degli iscritti ai corsi di dottorato ed il 51,8% del totale dei dottori di ricerca. Il successivo passaggio dalla formazione universitaria alla carriera accademica mostra invece che la presenza femminile diminuisce man mano che si sale la scala gerarchica. Nella pubblicazione triennale “She Figures” della Commissione Europea, si evidenziando alcuni fenomeni ben noti nell’ambito degli studi sull’uguaglianza di genere, ovvero: la segregazione verticale della carriera delle donne in ambito accademico, dove poche raggiungono i vertici apicali della carriera accademica; il glass ceiling (soffitto di cristallo), la barriera invisibile che impedisce alle donne di accedere alle posizioni apicali per ostacoli spesso difficili da individuare; il cosiddetto leaky pipeline, ovvero la progressiva uscita delle donne dal percorso delle carriere accademiche una volta concluso il periodo di formazione universitaria. Le barriere maggiori che esse devono affrontare lavorando nell’area scientifica includono dunque un conflitto tra la percezione di se stesse come donne e come scienziate all’interno di un’organizzazione, il dover avere a che fare con un modello maschile scientifico che richiede un impegno totale ed infine la scarsa presenza femminile nel laboratorio che comporta un vissuto di isolamento. Il matrimonio e la famiglia sono considerati come altri fattori che precludono l’avanzamento di carriera accademica scientifica. Tutto questo ha un impatto sulle loro scelte future, ovvero se continuare con la ricerca oppure orientarsi verso l’insegnamento o il lavoro in industria.


Orientamenti e obiettivi dell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

L’Europa ha dato un enorme impulso alle politiche di genere e alla valorizzazione della presenza femminile nella società, ma è necessario fare un’ulteriore riflessione in merito. A livello internazionale, alcuni dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (adottata nel 2015 dalla 70°Assemblea delle Nazioni Unite) ribadiscono l’importanza dell’uguaglianza di genere attraverso alcuni specifici obiettivi e target: l’obiettivo numero 4 mira ad assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva e a promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, nella convinzione che un’istruzione di qualità sia il fondamento per migliorare la vita delle persone e per lo sviluppo sostenibile. L’obiettivo numero 5 intende raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne, nella convinzione che la parità di genere rappresenti non soltanto un diritto umano fondamentale ma anche un presupposto necessario alla pace, alla prosperità e alla sostenibilità.

Creare un ambiente di apprendimento e ricerca più equo ed inclusivo ed assicurare pari opportunità nel mondo del lavoro costituiscono gli aspetti principali di una questione da ripensare per liberare il contesto delle discipline STEM da stereotipi e pregiudizi, affinché le donne aumentino la fiducia in se stesse e mantengano vivo l’interesse verso queste materie.

Bibliografia

-De Marchi V., Fulci R., Ragazze con i numeri, Trieste, Editoriale Scienza, 2018
-Rapporto UNESCO, Cracking the code: Girls and women’s education in Science, Tecnology, Engineering and Mathematics (STEM), 2017

Sitografia

-Ferrara F., Robutti O., Dipartimento di Matematica “G. Peno”, Torino, Divario di genere in matematica in Piemonte e didattica della matematica (2019) in https://lavoce.info
-Ufficio Statistico MIUR, focus Le carriere femminili in ambito accademico (2019) in https://ustat.miur.it
-Ufficio di informazione del Parlamento europeo, seminario La parità di genere in Europa. A che punto siamo? (2017) in https://europarl.europa.eu
-Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, Scienze e questioni di genere: educare le giovani donne alle materie STEM (2020) in https://percorsiconibambini.it -Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Parità di genere (2018) in https://asvis.it -Doro D., Il mondo lavorativo STEM e le disparità di genere (2020) in https://sociologiaonweb.it

Chi ha scritto questo articolo
HAI BISOGNO DI AIUTO? SCOPRI I NOSTRI SERVIZI ALLA PERSONA