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Psicologia della fotografia. Una introduzione
In questo articolo parliamo di Fototerapia, strumento che utilizza la fotografia in chiave psicologica per aiutare la persona a conoscere meglio sé stessa e comprendere più approfonditamente determinati vissuti emotivi, aprendo a un’esperienza catartica e di cambiamento.

Ci sono persone che amano la fotografia.
Guardare le foto degli amici e raccontare le proprie oppure tenerle per sé e conservare nel portafoglio o sul cellulare quella di un proprio caro, un figlio ad esempio.
Ci sono persone che amano essere fotografate. Le troviamo in ogni immagine che scattiamo o che viene scattata, sorridenti e ammiccanti.
Al contrario, ci sono persone che odiano essere fotografate, nascoste e quasi invisibili a una festa di compleanno, di lato ad un monumento o ad un paesaggio, con la faccia imbronciata di chi non vorrebbe trovarsi lì in quel momento, in quell’immagine che verrà incorniciata. Le troviamo infine dietro la macchina, intente a catturare un’immagine degli altri.
Ci sono persone che amano le fotografie in bianco e nero e quelle che adorano modificarle con photoshop o instagram, condividendole e commentandole sui social networks.
Ci sono persone che preferiscono le foto che ritraggono paesaggi e oggetti in primo piano e quelle che non farebbero mai una fotografia senza qualcuno da fotografare.
Ci sono persone che scelgono momenti felici da immortalare, come una festa di compleanno o un viaggio da ricordare. Più raramente invece vengono fermate in immagini situazioni dolorose.
Ci sono infine persone che amano raccogliere le foto scattate, stamparle, incorniciarle oppure raccoglierle in album; altre che creano cartelline sul proprio cellulare e trattengono tutte le foto scattate, anche quelle venute male o sfocate. Non si sa mai.  

Ecco, a questo punto si potrebbe chiedere ad ognuna di queste persone – o al lettore che si è riconosciuto in una di quelle elencate – di scegliere una foto, una soltanto, che più lo descriva, una foto che meglio rappresenti l’emozione che sta provando o ancora, la situazione problematica che sta vivendo in questo momento.
Ecco, a questo punto potremmo cominciare a leggere una fotografia nella sua dimensione psicologica.

Naturalmente, ogni immagine può avere una lettura psicoemotiva. Tuttavia, bisogna tener presente che non tutte le fotografie sono significative, non tutte possono trovare un corrispettivo al quesito che ci stiamo ponendo.

 

Da un punto di vista psicoterapeutico la fotografia è un importante veicolo comunicativo perché permette al paziente di conoscersi meglio, di comprendere meglio la propria emozione e di esplicitarla facendola emergere chiaramente.
Ha inoltre un’importante funzione catartica, liberatoria.


Questi sono i motivi principali che mi portano ad utilizzare frequentemente la tecnica della fototerapia nella mia pratica clinica con i pazienti e nei laboratori che conduco con gruppi interessati a conoscere meglio questo strumento.

Come leggere psicologicamente una fotografia

Nel guardare una fotografia in chiave psicologica, bisogna tener presente, in senso lato, alcuni punti importanti:

  • L’elemento principale da considerare è il seguente: la lettura che possiamo dare di una foto è una lettura soggettiva.
    La lettura della fotografia che stiamo guardando è una delle tante che potremmo dare, non è l’unica, né la migliore o la più giusta. Tale lettura risente della “variabilità soggettiva” (se dieci persone guardassero la stessa foto, potremmo avere dieci letture diverse!), della “variabilità situazionale” (può essere influenzata dal momento che stiamo attraversando) e di quella “relazionale” (l’influenza delle esperienze relazionali presenti e passate sull’interpretazione che ci stiamo accingendo a fare).
    Nel caso in cui la lettura venga data da uno psicoterapeuta o guidata da esso - situazioni entrambe consigliabili rispetto ad una lettura soltanto personale - essa naturalmente risente anche della formazione teorico-metodologica e dell’esperienza professionale nell’utilizzo di questo strumento.
  • Ci si può soffermare su un aspetto particolare della foto (ad esempio cosa ci colpisce, chi o cosa viene fotografato, com’è la luce, il colore o ancora le forme espresse…) oppure si può guardare la foto nella sua totalità.
  • Ancor prima della lettura, è fondamentale soffermarsi sulla scelta fatta. Perché abbiamo scelto proprio quella foto? Perché ci rappresenta? Cosa ci ha portato a selezionare tra tutte questa immagine? Soffermarsi sulla scelta potrebbe già portarci a evidenziare degli aspetti utili su cui riflettere.
  • Nella lettura psicologica di una fotografia vanno considerati sia i significati personali e specifici che variano da individuo a individuo, sia quelli generali e collettivi che si collegano ai significati psicologici dei “simboli” espressi nella foto.
  • Bisogna considerare non solo il soggetto immortalato (paesaggio, persona/e, animale/i, focus oggettuale, etc.) ma anche chi è o era in quel momento dietro la macchina fotografica. In molti casi il rapporto con il fotografo è una dimensione importante da tenere in considerazione per una lettura psicologica significativa.
  • Infine, bisogna considerare che la fotografia può essere manipolata ed è proprio su questo punto che si svolge la sua funzione catartica. Lavorando sulla foto scelta e modificandola, possiamo infatti affrontare noi stessi nelle nostre criticità. In questo senso la fotografia può costituirsi metafora di quello che stiamo attraversando e di quello che siamo.

I punti appena elencati sono da tenere a mente se si desidera utilizzare psicologicamente una fotografia.

Naturalmente, all’interno di una sessione di Fototerapia possono essere presi in considerazione molti altri aspetti che variano dipendentemente dal contesto in cui questo strumento viene utilizzato e quindi se all’interno di un percorso psicoterapeutico oppure, ad esempio, all’interno di un gruppo di fototerapia.

Quando portiamo una foto, portiamo noi stessi e la possibilità al tempo stesso di poter cambiare.

Applicazioni della fototerapia

La Fototerapia è uno strumento piuttosto complesso ma sono diverse ed interessanti le sue applicazioni:

  • In psicoterapia, ad esempio, oltre che in un contesto individuale, la fototerapia può essere utilizzata anche all’interno di un percorso di coppia o familiare per aiutare i singoli membri ad elicitare i propri vissuti, condividere paure ed altre emozioni significative nonché chiarire alcuni nodi relazionali e migliorare l’autenticità dei rapporti.
  • In un contesto di gruppo la fototerapia può essere utilizzata per conoscere meglio se stessi e l’altro, per capire cosa stiamo portando con noi dal nostro passato, per superare un momento di impasse o per occuparci delle nostre emozioni.
  • Si può lavorare su una singola foto o su una serie di immagini collegate e collegabili tra loro.
  • Si può lavorare su un “photocollage” o integrare la fototerapia ad altre tecniche creative, quali la videoterapia o il disegno, o tecniche psicoterapeutiche quali il genogramma fotografico.

In conclusione, sono molteplici le applicazioni della Fototerapia, strumento ancora non molto conosciuto in Italia. Mi auguro che questo articolo possa essere utile in tal senso e possa aver chiarito gli aspetti più salienti per un suo futuro utilizzo.

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