Il lutto è un’esperienza universale e profonda che, inevitabilmente, entra nella vita di ognuno
di noi. È una situazione estremamente complessa da comprendere e gestire ma, prima o poi,
tutti la incontrano nel corso della propria vita.
Dobbiamo considerare come il dolore legato alla perdita può manifestarsi in vari modi, varia da persona e persona e può influire in maniera significativa sul benessere, dal punto di vista fisico, emotivo e relazionale.
Nello specifico, il lutto è una risposta emotiva e psicologica alla separazione da qualcosa o qualcuno di significativo.
Solitamente, quando parliamo di elaborazione del distacco, pensiamo alla scomparsa di una persona cara ma, conseguenze significative possono esserci anche per perdite diverse: pensiamo ad esempio alla “perdita della casa” per calamità naturali o di un animale domestico che a lungo tempo può aver fatto parte delle nostre vite.
Le manifestazioni che seguono la separazione includono ricordi, pensieri e immagini intense, profondo senso di crisi, rabbia e pianto.
Gli studiosi hanno sviluppato modelli per l’elaborazione del lutto, è importante sottolineare come la durata delle fasi debba considerarsi variabile e non prevedibile a priori. In questo articolo ne presenteremo due, proposti da pionieri nell’ambito del lutto.
La psichiatra Kübler-Ross ha creato un modello inizialmente utilizzato nell’ambito delle malattie terminali e successivamente applicato al lutto in generale, che prevede cinque fasi principali:
1. Negazione: iniziale rifiuto della realtà della perdita.
2. Rabbia: sentimenti di frustrazione e ingiustizia.
3. Contrattazione: tentativi di trovare un compromesso per alleviare il dolore.
4. Depressione: tristezza profonda e senso di isolamento.
5. Accettazione: riconciliazione e adattamento alla nuova realtà.
Lo psichiatra Cullberg propone invece un approccio in quattro fasi:
1. Crisi: disorientamento e shock iniziali.
2. Reazione: espressione delle emozioni legate alla perdita.
3. Riparazione: ricostruzione della vita quotidiana.
4. Riorientamento: raggiungimento di un nuovo equilibrio emotivo. In entrambi i modelli le fasi non devono essere considerate come rigide, ma rappresentano un percorso flessibile e altamente legato all’individualità.
Nel primo modello ci si concentra principalmente sulle emozioni della persona che vive la separazione mentre nel secondo si propone un quadro integrato, per comprendere il lutto come un processo di adattamento e ricostruzione, volto alla ripresa della vita quotidiana.
Nel lavoro di elaborazione del lutto è fondamentale che chi soffre riesca a dar voce al dolore che sta provando, non bloccandolo dentro di sé. Nei casi in cui questo avviene, si riesce a ritrovare un senso per la propria esistenza, si accettano i cambiamenti conseguenti alla perdita, seppur con grande sofferenza.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) si definisce il lutto come fisiologico quando il periodo di sofferenza rientra nei 12 -18 mesi successivi alla morte, mentre si considera il lutto come patologico, per gli adulti, quando i tempi della sofferenza si prolungano e interferiscono significativamente con il funzionamento della persona in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Nei casi di disturbo da lutto persistente complicato possono esserci forte desiderio di ricongiungersi con il defunto, pensieri intrusivi, forte tristezza, dolore e nostalgia, difficoltà ad accettare la morte, confusione per la propria vita.
È noto come alcuni fattori possano rendere il lutto più complicato, tra cui:
- situazione in cui la morte è avvenuta (improvvisa, complicata, violenta)
- età della persona che è venuta a mancare (più complicato sarà nei casi di bambini o adolescenti)
- relazione che intercorreva tra la persona e il defunto.
Bisogna considerare come il lutto non sia un processo unicamente individuale ma coinvolge anche l’ambito relazionale e familiare.
A livello familiare, la perdita può modificare i ruoli e le dinamiche. Ogni membro può affrontarlo in modo diverso, possono esserci momenti di vicinanza e unione o, al contrario, di conflitto.
È importante, affinché il lutto non diventi irrisolto, che la famiglia affronti la perdita, adattandosi agli imprescindibili cambiamenti che ne conseguono (ad esempio cambiamento nei ruoli e nelle abitudini).
I rituali di commiato, importanti dal punto di vista religioso, culturale e sociale, sono momenti significativi, che segnano uno dei passaggi per l’accettazione della perdita.
Quando ciò non avviene l’elaborazione può divenire più complicata, per questo, anche a distanza di anni, potrebbe essere utile un lavoro basato sull’accettazione e sul saluto.
In conclusione, il lutto è un’esperienza complessa.
Elaborarlo non implica eliminare il dolore, ma imparare a integrarlo nella propria storia personale e familiare.
In momenti di forte difficoltà la terapia può offrire un sostegno prezioso in cui si può lavorare con le emozioni in un ambiente sicuro, riorganizzare i ricordi, dare un nuovo significato alla perdita, si può favorire il dialogo con altre persone colpite.
La psicoterapia può offrire supporto aiutando le persone a ritrovare equilibrio e speranza, facilitando l'elaborazione della perdita in un ambiente professionale, sicuro e protetto.
Dobbiamo considerare come il dolore legato alla perdita può manifestarsi in vari modi, varia da persona e persona e può influire in maniera significativa sul benessere, dal punto di vista fisico, emotivo e relazionale.
Nello specifico, il lutto è una risposta emotiva e psicologica alla separazione da qualcosa o qualcuno di significativo.
Solitamente, quando parliamo di elaborazione del distacco, pensiamo alla scomparsa di una persona cara ma, conseguenze significative possono esserci anche per perdite diverse: pensiamo ad esempio alla “perdita della casa” per calamità naturali o di un animale domestico che a lungo tempo può aver fatto parte delle nostre vite.
Le manifestazioni che seguono la separazione includono ricordi, pensieri e immagini intense, profondo senso di crisi, rabbia e pianto.
Gli studiosi hanno sviluppato modelli per l’elaborazione del lutto, è importante sottolineare come la durata delle fasi debba considerarsi variabile e non prevedibile a priori. In questo articolo ne presenteremo due, proposti da pionieri nell’ambito del lutto.
La psichiatra Kübler-Ross ha creato un modello inizialmente utilizzato nell’ambito delle malattie terminali e successivamente applicato al lutto in generale, che prevede cinque fasi principali:
1. Negazione: iniziale rifiuto della realtà della perdita.
2. Rabbia: sentimenti di frustrazione e ingiustizia.
3. Contrattazione: tentativi di trovare un compromesso per alleviare il dolore.
4. Depressione: tristezza profonda e senso di isolamento.
5. Accettazione: riconciliazione e adattamento alla nuova realtà.
Lo psichiatra Cullberg propone invece un approccio in quattro fasi:
1. Crisi: disorientamento e shock iniziali.
2. Reazione: espressione delle emozioni legate alla perdita.
3. Riparazione: ricostruzione della vita quotidiana.
4. Riorientamento: raggiungimento di un nuovo equilibrio emotivo. In entrambi i modelli le fasi non devono essere considerate come rigide, ma rappresentano un percorso flessibile e altamente legato all’individualità.
Nel primo modello ci si concentra principalmente sulle emozioni della persona che vive la separazione mentre nel secondo si propone un quadro integrato, per comprendere il lutto come un processo di adattamento e ricostruzione, volto alla ripresa della vita quotidiana.
Nel lavoro di elaborazione del lutto è fondamentale che chi soffre riesca a dar voce al dolore che sta provando, non bloccandolo dentro di sé. Nei casi in cui questo avviene, si riesce a ritrovare un senso per la propria esistenza, si accettano i cambiamenti conseguenti alla perdita, seppur con grande sofferenza.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) si definisce il lutto come fisiologico quando il periodo di sofferenza rientra nei 12 -18 mesi successivi alla morte, mentre si considera il lutto come patologico, per gli adulti, quando i tempi della sofferenza si prolungano e interferiscono significativamente con il funzionamento della persona in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Nei casi di disturbo da lutto persistente complicato possono esserci forte desiderio di ricongiungersi con il defunto, pensieri intrusivi, forte tristezza, dolore e nostalgia, difficoltà ad accettare la morte, confusione per la propria vita.
È noto come alcuni fattori possano rendere il lutto più complicato, tra cui:
- situazione in cui la morte è avvenuta (improvvisa, complicata, violenta)
- età della persona che è venuta a mancare (più complicato sarà nei casi di bambini o adolescenti)
- relazione che intercorreva tra la persona e il defunto.
Bisogna considerare come il lutto non sia un processo unicamente individuale ma coinvolge anche l’ambito relazionale e familiare.
A livello familiare, la perdita può modificare i ruoli e le dinamiche. Ogni membro può affrontarlo in modo diverso, possono esserci momenti di vicinanza e unione o, al contrario, di conflitto.
È importante, affinché il lutto non diventi irrisolto, che la famiglia affronti la perdita, adattandosi agli imprescindibili cambiamenti che ne conseguono (ad esempio cambiamento nei ruoli e nelle abitudini).
I rituali di commiato, importanti dal punto di vista religioso, culturale e sociale, sono momenti significativi, che segnano uno dei passaggi per l’accettazione della perdita.
Quando ciò non avviene l’elaborazione può divenire più complicata, per questo, anche a distanza di anni, potrebbe essere utile un lavoro basato sull’accettazione e sul saluto.
In conclusione, il lutto è un’esperienza complessa.
Elaborarlo non implica eliminare il dolore, ma imparare a integrarlo nella propria storia personale e familiare.
In momenti di forte difficoltà la terapia può offrire un sostegno prezioso in cui si può lavorare con le emozioni in un ambiente sicuro, riorganizzare i ricordi, dare un nuovo significato alla perdita, si può favorire il dialogo con altre persone colpite.
La psicoterapia può offrire supporto aiutando le persone a ritrovare equilibrio e speranza, facilitando l'elaborazione della perdita in un ambiente professionale, sicuro e protetto.
Bibliografia
- Associazione Psichiatrica Americana. (2022). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5a ed., revisione del testo). American Psychiatric Publishing
- Di Caro, S. (2017). La psicoterapia del distacco. Alpes