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Sognare: tra desideri e sognatori che non si arrendono alla notte
Nell’articolo è stimolata la riflessione su ciò che differenzia e accomuna il sogno notturno dal sogno ad occhi aperti. Vengono, inoltre presentate le principali caratteristiche del Maladaptive Daydreaming: un’estremizzazione patologica dell’attività del fantasticare umano.

I sogni son desideri, lo cantava anche Cenerentola. Ma, partiamo dalle origini: secondo la teoria psicoanalitica, la funzione primaria dei sogni è quella di appagare i desideri inconsci. Il sogno rappresenta, infatti, la “via regia” per accedere all’inconscio, dove tutto è possibile.
Poiché, del mondo reale non si può dire lo stesso, i desideri che fanno parte dell’inconscio vengono appagati durante la notte attraverso il linguaggio simbolico e fantastico dei sogni. I sogni, infatti, costituiscono un meccanismo “perfetto” che ci permette, non solo di dormire la notte, ma anche di funzionare durante il giorno.
Questi rappresentano un compromesso tra desideri e realtà ed “esaudendosi” durante la notte, permettono alla mente di riposarsi attraverso il sonno e di poter vivere immersa in un mondo popolato da altri. Al mattino, grazie a questi piccoli appagamenti notturni, i nostri desideri sono pronti per essere fruiti dalla coscienza e per scendere a patti con la realtà.

Ma se sognassimo tutto il giorno? E ad occhi aperti?

 
Una delle caratteristiche che rendono la specie umana unica è l’immaginazione.
Attraverso questa, infatti, è possibile addirittura fantasticare ad occhi aperti su ciò che non è realtà. Ti è mai capitato di litigare con un amico e di immaginare che quella discussione avesse avuto un finale diverso?
Questo è un piccolo esempio di appagamento cosciente e temporaneo. L’immaginazione ci permette, infatti, di ottenere piccole gratificazioni quotidiane che possono essere molto utili per alzare il tono dell’umore, farsi delle aspettative per il futuro, procurarsi piccole e temporanee gratificazioni.
Tuttavia, esistono situazioni in cui le persone sognano ad occhi aperti per un tempo eccessivo, spesso senza riuscire a farne a meno, compromettendo la propria vita quotidiana. Si tratta di Maladaptive Daydreaming (MD): una forma di fantasia compulsiva in cui la persona ha l’abitudine di sognare ad occhi aperti tutti i giorni, per un tempo eccessivo e di entrare in vere e proprie trame immaginative, di cui spesso è il protagonista.
Questa forma di sogno cosciente ad occhi aperti è stata attenzionata da alcune ricerche in ambito psicologico, come un’eventuale nuova forma di psicopatologia.

Cosa accomuna il sogno cosciente e maladattivo con il sogno inconscio e notturno, invece adattivo?


 Il maladaptive daydreaming, esattamente come il sogno notturno, rappresenta un perfetto compromesso tra desideri e realtà: una soluzione, che diventa però una trappola.
Questo è stato spesso paragonato e inquadrato da un punto di vista diagnostico come una dipendenza.
Il sogno ad occhi aperti, può rappresentare, infatti, un modo iniziale per allontanare temporaneamente un senso di impotenza derivante dagli eventi esterni, di cui la persona, però, non riesce più a fare a meno. Il sognare ad occhi aperti diviene un vero e proprio modo di affrontare la vita, creando un circolo vizioso sospeso tra fantasia e realtà. La persona, infatti, si rifugia per diverse ore in trame in cui è onnipotente e appagato, perdendo la capacità e il tempo per ricevere gratificazioni nella propria quotidianità reale.
I daydreamers restano dunque ostaggi delle proprie difese.
Questa condizione risulta particolarmente difficile da superare poiché l’attività di daydreaming è appagante anche da un punto di vista emotivo: le trame immaginate, infatti, evocano durante il sogno ad occhi aperti emozioni vivide e intense.
Nonostante ciò, la persona resta consapevole che quanto immaginato non sia reale.
Il daydreaming sembra essere facilitato dall’ascolto di musica e da alcuni tipi di attività: alcuni mddreamers riportano di aver bisogno di stendersi da soli, altri invece, di dover camminare per dare inizio all’attività immaginativa.
Questi riportano, inoltre, vissuti di vergogna e senso di inadeguatezza legati alla propria condizione: esistono di fatto numerose associazioni e comunità online in cui gli mddremers condividono i loro vissuti e riportano una sensazione di sollievo nel momento in cui scoprono di non essere i soli a sognare ad occhi aperti per così tanto tempo. Inoltre, nella maggior parte dei casi viene restituito che l’attività di eccessivo sogno ad occhi aperti ha inizio durante l’infanzia e viene coltivata nel tempo.

Ma il Maladaptive Daydreaming è una psicopatologia?


  Il Maladaptive Daydreming, nonostante gli studi dimostrino l’esistenza di precise condizioni cliniche che lo caratterizzano, non costituisce, al giorno d’oggi, una psicopatologia. Pertanto, non è presente in nessun manuale diagnostico.
Il suo inquadramento diagnostico rimane, infatti, ancora poco chiaro e sfumato. Le ricerche hanno rilevato la comorbidità di questa condizione con diverse psicopatologie esistenti, come il disturbo ossessivo-compulsivo, l’ADHD, la dipendenza e la dissociazione.
La mancata categorizzazione diagnostica del disturbo costituisce uno svantaggio per il suo riconoscimento e per la comprensione della sua diffusione.
Nonostante il forte impulso verso il sognare ad occhi aperti e l’appagamento che ne deriva, gli mddreamers descrivono vissuti di angoscia e senso di colpa, a causa della perdita di controllo subito dopo averlo fatto. Spesso tra le conseguenze del Maladaptive Daydreaming troviamo anche una compromissione del sonno notturno e di un’alimentazione regolare: l’attività del fantasticare assorbe, infatti, la persona al punto da indurla a trascurare anche i propri bisogni fisiologici. Inoltre, nel 2018, Somer e Suffer-Dudek, i due principali studiosi del Maladaptive Daydreaming, hanno osservato che quasi la metà di un campione di seicento mddreamers era disoccupato, mentre un quarto di questi aveva tentato il suicidio.

Chiedere aiuto rappresenta, dunque, la scelta più coraggiosa e vincente per uscire dalla gabbia dorata dei sogni ad occhi aperti.
Recenti ricerche, hanno infatti evidenziato l’efficacia delle psicoterapie dinamiche e cognitivo-comportamentali (in particolare l’ACT), come anche l’utilizzo di pratiche di mindfulness, nella cura del Maladaptive Daydreaming.

Bibliografia

  • Freud, S. (2013). L’interpretazione dei sogni. Bollati Boringhieri.
  • Somer, E. (2002). Maladaptive daydreaming: A qualitative inquiry. Journal of Contemporary Psychotherapy, 32, 197-212.
  • Somer, E., Soffer-Dudek, N., & Ross, C. A. (2017). The comorbidity of daydreaming disorder (maladaptive daydreaming). The Journal of Nervous and Mental Disease, 205(7), 525-530.
  • Somer, E. (2018). Maladaptive daydreaming: Ontological analysis, treatment rationale; a pilot case report. Frontiers in the Psychotherapy of Trauma and Dissociation, 1(2), 1-22.

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