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Disturbi del corpo: perchè rivolgersi allo psicologo
Perché è difficile rivolgersi ad uno psicologo quando si ha un malessere fisico e cosa si può fare a riguardo.
Ancora oggi, sebbene si sia destato un certo interesse per le tematiche psicologiche e ci sia una maggiore sensibilizzazione sull’importanza del chiedere aiuto per il proprio benessere psicofisico, decidere di andare da uno psicologo è spesso uno degli ultimi passi che una persona compie per affrontare il proprio malessere, in particolare se quest’ultimo coinvolge il corpo.
Si assiste infatti ad una netta preponderanza di visite mediche specialistiche plurime prima di considerare un possibile fattore psicologico nella determinazione della problematica fisica che si sta tentando di affrontare.

 Se da un lato in campo scientifico la dicotomia mente-corpo si rivela oramai anacronistica, nell’opinione pubblica e nella quotidianità della vita la questione è superata solamente in parte, in quanto ostacolata dall’ormai radicata convinzione da parte dell’individuo della possibilità di “vedere” la malattia e quindi di curarla più facilmente rivolgendosi ad un medico.

Naturalmente è fondamentale di fronte ad una problematica che coinvolge il corpo escludere elementi e causalità di origine medica, fisiologica, genetica o biologica.
Se le terapie non arrivano all’effetto desiderato, se non ci sono chiare elementi di origine fisica o se il problema prosegue nel tempo nonostante le diverse terapie e cure, ebbene in tutti questi casi potremmo trovarci di fronte ad una problematica corporea la cui componente psicologica è di fondamentale importanza.

Cosa ci sta dicendo il corpo che si ammala
?
Cosa ci sta comunicando?
Che emozioni e vissuti porta fuori tramite se stesso?
Cosa il sintomo simbolicamente racconta? Queste sono soltanto alcune domande che possono e devono essere tradotte per poter affrontare efficacemente un problema che a questo punto potremo chiamare psicosomatico.
Il corpo e la psiche come strettamente legate è un argomento indiscusso in campi medici e scientifici, meno lo è ancora nella collettività.

 A mio avviso, anche patologie di eziologia strettamente organica possono migliorare o risolversi con l’aiuto di uno psicoterapeuta, accanto, certo, a quello del personale medico.
Oltre la psicoterapia, esistono ormai diverse tecniche o approcci psicologici che affrontano i disturbi psicosomatici attraverso la centralità del corpo: l’EMDR e l’ipnosi ne sono due chiari esempi.
Inoltre nel tempo si sono moltiplicati gli studi e i relativi utilizzi di pratiche che possono affiancarsi (ma non sostituirsi) al percorso psicoterapeutico, come la danzamovimentoterapia, lo joga, la mindfulness.

Si è insomma maggiormente consapevoli che il corpo può essere non solo curato ma se ne può prender cura, fisicamente e psicologicamente.

 Considerare i disturbi fisici come psicosomatici, permette di guardare alla malattia in maniera diversa sia negli eventuali fattori che la influenzano, sia nella possibilità di un intervento maggiormente efficace e duraturo.
Problematiche gastro-intestinali (ulcera, colite) o cardiocircolatori (ipertensione, aritmia), disturbi del sonno (insonnia, ipersonnia, cataplessia) o alimentari (obesità, anoressia, bulimia), nonché dermatologici (acne, dermatiti) o ginecologici (vulvodinie, endometriosi, vaginiti) possono in questo senso avere radici in un malessere di tipo emotivo e psicologico.

 Oggi si parla anche di psicoimmunologia per la stretta relazione che si viene a creare tra stati mentali e processi immunitari, essendo questi ultimi collegati al sistema nervoso centrale.
A questo riguardo Bertini, professore ordinario di Psicologia Fisiologica a La Sapienza di Roma, parlava di modello biopsicosociale della salute psico-fisica dell’individuo, considerando, cioè, l’origine ed il corso della malattia come determinati dall’apporto di variabili non solo biologiche e fisiologiche, ma anche psicologiche, familiari, sociali, ambientali e personali.

 Sarebbe quindi auspicabile, di fronte ad un disturbo presentato, programmare un intervento che integri l’aiuto medico con quello psicologico e che a seconda delle circostanze, della problematica e dell’individuo in questione, approfondisca il versante fisico o al contrario, quello psichico, integrando le due parti là dove possibile.
Sarebbe auspicabile inoltre da parte dell’individuo, guardare se stesso e l’altro con due occhi quindi diversi: uno che guarda il corpo e l’altro che guarda il suo interno psichico.
Considerare una duplice causa alla malattia propria o altrui potrebbe portare a risultati più efficaci ed a lungo termine, nonché all’instaurarsi, nella mente del malato, di una doppia possibilità di guarigione.
Questo passo è spesso problematico sia nel paziente in questione che nel professionista e, in questo senso, non solo nel personale strettamente medico, ma anche in psicologi, psichiatri e psicoterapeuti che offrono il proprio aiuto.
Significa capire dove si può arrivare e considerare la patologia come multisfaccettata, anche nelle sue cause.

La creazione di uno psicologo di base, sarebbe in questo senso auspicabile, proprio allo scopo che questi lavori in parallelo con il medico generico stando vicino al paziente su un versante, quello psicologico, di pari passo a quello offerto dal primo.
 Un’ulteriore difficoltà è determinata dallo psicologo stesso o, meglio, dalla sua figura così definita, ma al tempo stesso dai confini così labili.

Ipotizziamo infatti che una persona, per ovviare alla precedente problematica, consideri che il proprio disturbo possa essere curato sia da un medico che da uno psicologo. La prima cosa che fa è quindi rivolgersi al medico di base, che maggiormente conosce la sua salute e successivamente, a seconda di quello che gli viene detto, si rivolge ad uno specialista del corpo o della mente. In quest’ultimo caso la scelta è difficile e molto spesso è anche quella più importante da fare perché, dipendentemente dallo psicologo che lo prenderà in cura, il malessere sentito potrà quietarsi in un periodo di tempo variabile, ripresentarsi, mutare o, nel peggiore dei casi, permanere.

Da cosa è dettata tale scelta?
Il più delle volte dal consiglio di amici, di conoscenti a loro volta pazienti, di nomi più o meno noti o, semplicemente, consigliati proprio dal medico appena consultato se non addirittura tramite web (con chat gpt, piattaforme multiservizi e via dicendo, ma qui si aprirebbe un argomento molto vasto di cui parlare in questa sede).
 Si tende a sottovalutare la complessità della scelta dello psicologo, considerando i diversi fattori fra cui le competenze, l’approccio teorico-metodologico, il modo di lavorare e la persona stessa del professionista.
Dovrebbe essere chiarito al potenziale paziente quante sfaccettature diverse ha la figura dello psicologo e, solamente partendo da tali premesse, scegliere il professionista che fa più al caso suo. I consigli, infatti, hanno il tempo che trovano e la risoluzione di un disturbo di un amico non sottintende quello relativo al proprio.
Sebbene molti siano gli psicologi compententi, non è detto che lo siano per quel dato problema. Accertarsi di questo significa quindi accertarsi della possibile guarigione.
E’ un passo difficile da compiere.

Dovrebbe essere insegnata ai pazienti, infatti, la differenza innanzi tutto intercorrente tra psichiatra, psicoterapeuta e psicologo, così come la distinzione con figure affini tra cui il coach e il counsellor. Dovrebbero essere inoltre spiegati i diversi orientamenti di queste figure professionali sebbene non in maniera approfondita, ma tale da poter rendere il paziente capace di distinguere tra i vari modelli teorico-metodologici utilizzati dal clinico.
 Sono infatti dell’idea che, sebbene un disturbo possa essere risolto da approcci anche totalmente diversi fra loro, esista un piccolo fattore che determini la maggiore efficacia dell’uno rispetto all’altro orientamento.

“Formare” il paziente in questo senso significa permettergli anche di contribuire egli stesso al risolversi del proprio disagio, mettendosi nelle mani del professionista in maniera realmente consapevole
.

Testi per approfondire


  • B. Bara Il corpo malato. L'intervento psicologico, Raffaello Cortina
  • V. der Kolk Il corpo accusa il colpo, Raffaello Cortina
  • V. Lingiardi Corpo, Umano, Einaudi

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