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Questo articolo esplora gli attacchi di panico, analizzando le loro caratteristiche e segnali distintivi. Si focalizza sulle terapie efficaci, incluse quelle di orientamento sistemico-relazionale, strategico o cognitivo-comportamentale.

In Italia, circa 2 milioni di italiani soffrono di attacchi di panico, soprattutto le donne tra i 15 ed i 35 anni. Le statistiche inoltre mostrano come siano più a rischio le professioni ricoprenti incarichi di maggiori responsabilità o liberi professionisti. Le crisi, infine, sembrerebbero esplodere durante la tarda adolescenza, tra i 16 ed i 25 anni.

Sintomi e sensazioni di chi soffre di attacco di panico  

Andando oltre il punto di vista statistico, quali sono i sintomi specifici e le sensazioni provate da una persona che soffre di attacchi di panico?   Da un punto di vista fisiologico si possono riscontrare:

  1. palpitazioni, tachicardia
  2. sudorazione
  3. tremori fini o grandi scosse
  4. sensazione di soffocamento
  1. dolore o fastidio al petto
  2. nausea o disturbi addominali
  3. brividi o vampate di calore
  4. sensazioni di torpore o formicolii

A queste si aggiungono i seguenti sintomi psichici:  

  1. paura di perdere il controllo o di impazzire
  2. paura di morire
  3. derealizzazione (sensazione di irrealtà)
  4. depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da sé stessi)


Logicamente non devono essere presenti tutti i sintomi descritti per poter parlare di attacco di panico, ma è sufficiente la presenza di 4 di questi elementi.
   

Caratteristiche della persona con attacchi di panico

Solitamente chi ha paura di perdere il controllo durante questi momenti, si imbarazza se tali sensazioni accadono in pubblico, mentre chi ha paura di morire cerca intorno a sé un’ancora di salvezza.
La derealizzazione e depersonalizzazione avvengono soprattutto nei casi più gravi; in particolare la depersonalizzazione può corrispondere ad una parte specifica del corpo, come una mano o una gamba che sembra per la persona distaccata da tutto il resto.
  Inoltre, chi soffre di attacchi di panico è consapevole che questi attacchi siano immotivati ed irragionevoli, ma non sa assolutamente cosa fare per eliminarli.
Chi vive anni con tale sintomatologia, può osservare un peggioramento di queste sensazioni, come se si propagassero anche in aree e situazioni diverse da quella di partenza, ma soprattutto ha spesso la sensazione che le persone accanto non riescono a capirla veramente. In effetti
accade che solo chi soffre o ha sofferto di disturbo di panico può realmente comprendere come ci si sente in quei momenti.
Oltre a queste persone, anche quegli specialisti che quotidianamente offrono un aiuto a combattere i disturbi d’ansia possono comprendere cosa sta succedendo. 
 
Chi soffre di Disturbo di Attacco di Panico (DAP) ha gli attacchi precedentemente descritti, con la caratteristica specifica di essere inaspettati e ricorrenti.
A seguito di questi, la persona può preoccuparsi di avere altri attacchi e quindi cambiare abitudini di vita o evitare le situazioni in cui più di frequente questi accadono.
Pensiamo ad esempio a fobie specifiche come la paura di volare (non si prende più l’aereo) o di guidare in autostrada (si preferiscono vie urbane) …
  Spesso si manifesta un'ansia anticipatoria (cioè che anticipa il panico stesso), soprattutto quando la situazione non può essere evitata e le sensazioni in essa rispecchiano da vicino quelle del DAP: nausea, palpitazioni, sudorazione eccessiva e voglia impellente di andarsene subito via, sebbene questo non sia possibile. Pensiamo in questo caso alla fobia da palcoscenico che colpisce numerosi attori…    

Comorbilità

In realtà l’attacco di panico è presente, oltre che nel DAP, anche in altri Disturbi d’Ansia come l’Agorafobia o la Fobia Sociale e in tutte quelle Fobie Specifiche che sono collegate ad una particolare situazione od oggetto. Quindi chi ne soffre, soffre prima di tutto di un disturbo d’ansia in cui l’attacco di panico può rappresentare l’elemento preponderante o solamente la punta di un iceberg.    

Soluzioni fallimentari

Come precedentemente accennato, l’individuo mette in atto comportamenti specifici come l’evitamento delle situazioni di panico o, ancor prima, chiedere aiuto ad amici e parenti per poter avere una “ruota di scorta” nei momenti di difficoltà.
Le persone affette da Agorafobia con Attacchi di Panico spesso chiedono di essere accompagnate in luoghi che altrimenti eviterebbero, cercando così maggiore sicurezza.  
Quando non si chiede aiuto o non si evita la situazione, allora molto spesso si ricorre al farmaco, il quale non raramente diventa una sorta di “coperta di linus”.
In realtà la farmacoterapia è valida solo in un primo momento, funzionale a combattere i meccanismi biologici dell’ansia anticipatoria, ma non elimina la restante sintomatologia.
Inoltre tali farmaci non possono essere certamente presi per tutta la vita.
  

Cosa fare?

Allora che fare? 
Se ci si rispecchia in quello che è sopra descritto, è importante chiedere aiuto. In molti casi è bene rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta che saprà accompagnare la persona verso la risoluzione del problema.
 

Quale terapia risulta essere più efficace?

Ve ne sono diverse.
Come detto, si può iniziare da una terapia farmacologica, se associata ad una psicoterapia. Il mio parere è però che per questa psicopatologia si possa anche fare a meno dell’aiuto farmacologico se non in situazioni acute e gravemente invalidanti. C’è bisogno sicuramente di una valida terapia psicologica che aiuti l'individuo ad affrontare i propri vissuti emotivi.

Chi soffre di disturbi d’ansia e di attacchi di panico per molti anni, spesso passa da uno specialista ad un altro senza osservare miglioramenti nella propria sintomatologia. Questo può essere normale, in quanto, come nel caso dei medici –quale esso sia- gli psicologi o psicoterapeuti differiscono tra loro non solo per l’impostazione teorica e metodologica, ma soprattutto e prima di tutto per la propria persona, per le proprie competenze ed esperienze, per il loro modo di lavorare con i pazienti e via dicendo.
Un tipo di terapia, quindi, può andare bene per una persona, ma non per un'altra, anche se entrambi soffrono di attacchi di panico.

Sembra comunque che le terapie maggiormente efficaci per combattere i disturbi d’ansia siano quelle di orientamento sistemico-relazionale, strategico o cognitivo-comportamentale.
In quest’ultimo una tecnica molto utilizzata è la cosiddetta desensibilizzazione sistematica: il terapeuta aiuta il paziente a rendersi meno sensibile alle situazioni ansiogene in maniera progressiva, associando tale metodologia a tecniche di rilassamento muscolare.
A questa, si avvicina molto la tecnica EMDR in cui la desensibilizzazione e la rielaborazione dell’elemento ansiogeno avviene attraverso il movimento oculare.
Nel caso della terapia strategica ed in quella sistemico-relazionale, si tende a utilizzare delle tecniche o strategie paziente-specifiche, che diventano centrali nel caso di una terapia strategica oppure costituiscono una prima fase del cammino verso l’eliminazione del disturbo, nel caso di quella sistemico-relazionale. 

Quanto può durare una terapia dei disturbi d'ansia?

Questo è molto variabile. Dipende dal soggetto e dalla sua motivazione al cambiamento; dipende da quanto tempo sta portando avanti questo disturbo e se questo è peggiorato con gli anni. Dipende, come si è detto, dal terapeuta che si ha di fronte e dalla sua impostazione teorico-metodologica.
In linea molto generale, una terapia psicodinamica può infatti durare degli anni, mentre di solito sia quella cognitiva sia quella sistemica varia da alcuni mesi ad un paio di anni circa. Infine, la terapia strategica può eliminare il sintomo dopo pochi mesi, sebbene il rischio che esso si ripresenti anche sotto altre spoglie sia abbastanza frequente.

 

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