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Violenza di genere: un fenomeno allarmante
L’articolo si propone di approfondire il delicato tema della violenza di genere, la quale, spesso, sfocia nel femminicidio. Dopo aver affrontato l’argomento da un punto di vista storico-sociale, verrà affrontata la violenza di genere negli aspetti legislativi e psicologici.
Alle radici della parità di genere
Il delicato fenomeno della violenza di genere è una questione sociale  tristemente onnipresente. Nonostante le numerose conquiste delle donne, soprattutto relative ai diritti civili, ci sono ancora molti ostacoli da abbattere.
Questo percorso di conquiste viene intrapreso nel secolo scorso, il quale può essere ricordato sicuramente come il secolo dell’affermazione paritaria delle donne, partendo dal primo femminismo pro-suffragio delle donne che rivendicava il voto e i diritti civili, al femminismo degli anni Settanta che ha portato, nei Paesi Occidentali, la possibilità per le donne di guardare alla vita futura in un’ottica più positiva potendo pianificare scelte consapevoli rispetto alla formazione personale, alle scelte lavorative, alla procreazione  e a relazioni tra i sessi più libere e più complici. 
Il nuovo
Diritto di famiglia del 1975 rappresenta, almeno per la legge, la fine del patriarcato fra le mura domestiche, permettendo alla donna di ottenere pari diritto nella cura della prole e comportando l’eliminazione dello ius corrigendi, ovvero il diritto del marito di picchiare la moglie se essa non si conformava ai suoi voleri, quasi che egli potesse amministrare la giustizia in famiglia, secondo norme sociali di cui si faceva interprete.  Ad oggi queste nuove condizioni di parità ed indipendenza sembrano essere radicate nel nostro tessuto sociale, ed effettivamente è molto diffusa una nuova consapevolezza circa le proprie potenzialità e capacità nelle nuove generazioni di donne che si affermano in svariati campi. Eppure in questa ascesa dell’autonomia, della libertà delle donne, è come se la società non si sia abituata al cambiamento; le donne non tollerano più le oppressioni, si sentono uguali come persone, questa libertà, in alcuni casi, viene percepita  dagli uomini come ingiusta giungendo anche per rivendicare la negazione della libertà ricorrendo anche alla violenza.  A tal proposito si stima che in Italia venga commesso un femminicidio ogni tre giorni circa, il contesto principale  in cui viene consumata la maggior parte di queste tragedie è individuata nella relazione di coppia, tuttavia queste violenze possono verificarsi anche per mano di ex partner. 

Il contesto della violenza sulle donne
Secondo uno studio dell’Istat, al quale hanno partecipato donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 5 anni, è emerso che   le violenze avvengono avvengono principalmente in casa. L’aggressore più probabile è quasi sempre un partner, un ex partner o un uomo conosciuto dalla vittima, la violenza si può manifestare in svariate forme non sempre riconoscibili: violenze fisiche, sessuali o psicologiche.
La violenza si può sviluppare in modo graduale: gli episodi violenti possono crescere di intensità fino a giungere il culmine, successivamente può seguire un periodo di calma fino all’episodio successivo di violenza caratterizzato da minacce, aggressioni fisiche e verbali e, in alcuni casi, omicidio. I testimoni e le vittime stesse raramente ne parlano per paura e/o vergogna, alcune vittime tendono a minimizzare l’accaduto o, addirittura, a sentirsene responsabili.  La violenza domestica è prevalentemente corporea, è caratterizzata per lo più da calci, schiaffi, pugni e morsi.
Tende ad esplodere più facilmente durante i preparativi per le vacanze e le feste o in villeggiatura, quando si sta di più insieme e spesso gli spazi sono ristretti, scaturisce spesso anche da un cambiamento nel rapporto di coppia - matrimonio, gravidanza, nascita di un figlio; nasce da sentimenti, sensazioni, fatti, avvenimenti di cui la vittima è all’oscuro o che non ha coscientemente provocato. Ma l’aggressore la accusa di esserne responsabile.
 

Diritti fondamentali - Norme per il contrasto e la prevenzione
L’atroce fenomeno della violenza di genere ha ucciso silenziosamente le sue vittime fino a tempi recenti.
Attualmente, ha suscitato un interesse crescente nella letteratura, nella psichiatria e nella legislatura, comportando l’emanazione di leggi per contrastare la violenza sulle donne, tra queste la c.d. legge sul femminicidio (d.l. 14 agosto 2013, n. 93, conv., con mod., dalla l. 15 ottobre 2013, n. 119) la quale ha introdotto alcune misure di prevenzione e repressione volte a contrastare la violenza di genere e domestica.
Nello stesso anno in Italia veniva sancita la
Convenzione di Istanbul, la quale avrebbe riconosciuto la violenza sulle  donne come forma di discriminazione e, soprattutto, come violazione dei diritti umani. Infine, nel 2019 è stata approvata la legge n.69 “Codice rosso” introducendo  nuovi reati, come la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, la costrizione al matrimonio, e inasprito le pene per altri già esistenti come i reati di violenza sessuale e domestica.

Il supporto psicologico alle vittime
I centri antiviolenza sono luoghi che accolgono donne che subiscono, o che sono minacciate, da forme di violenza, offrendo loro una  consulenza. La nascita dei centri antiviolenza è veicolo mediante il quale le donne prendono coscienza della violenza maschile subita favorendo una reazione collettiva e sociale contro la violenza di genere. I centri antiviolenza nascono come luoghi gestiti dalle donne e per le donne all’interno dei quali si trovano professioniste, come psicoterapeute e avvocate, che forniranno un supporto fondamentale nella gestione del percorso da affrontare.
Spesso per le vittime di violenza può risultare difficile chiedere aiuto, il terapeuta che lavorerà con le vittime di violenza, ed il trauma da essa scaturito, dovrà fare un grande lavoro sull’instaurazione di una  relazione positiva che possa essere per la vittima  un’alternativa a quella abusante. Nel corso della terapia è necessaria innanzitutto la valutazione del rischio, successivamente la riduzione di questo facendo leva, quando possibile, sulle possibilità di autoprotezione e sulle risorse della persona. Nei casi in cui questo non avvenga  si può iniziare a lavorare con la vittima perché incominci a ritagliare un piccolo spazio fisico e mentale in cui stare senza il persecutore, in cui possa incominciare a riappropriarsi di sé. Una volta costruita l’alleanza il lavoro psicoterapeutico può procedere per fasi: ricostruzione della storia personale, affrontare le memorie traumatiche, elaborazione, ricostruzione legami affettivi, riconciliarsi con sé stesse. Il fenomeno della violenza sulle donne risulta essere molto complesso ed intricato, proprio per questo è necessario trovare delle soluzioni, in particolar modo al principio, partendo quindi dai più giovani lavorando sulla prevenzione, l’informazione e la sensibilizzazione.   

BIBLIOGRAFIA


Agnello Hornby I., Calloni M. (2013). Il male che si deve raccontare per cancellare la violenza domestica, Feltrinelli Editore
Milano 
Covato C. (2014). Il genere come norma nella storia dell’educazione, Unicopli
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Doni E., Fugenzi M. (2005). Il secolo delle donne. L’Italia del novecento al femminili. Laterza
Héritier F. (2004). Dissolvere la gerarchia. Maschile/femminile II, Raffaello Cortina
Ulivieri S. (A cura di). Corpi violati. Condizionamenti educativi e violenze di genere. Franco Angeli, 2016
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