Ospite della 24.a Mostra del cinema europeo, dove ha presentato in anteprima nazionale il suo nuovo film “Yo soy la Juani”, Bigas Luna si è raccontato al pubblico e alla stampa presenti in tutta la sua effervescenza e vitalità, due fra le tante qualità che ne riducono visibilmente l’età anagrafica in uno status di eterna giovinezza e freschezza mentale.
Sollecitato dalle domande, spesso gradevolmente provocatorie, del critico cinematografico Boris Sollazzo, il regista si è lasciato andare in una narrazione di sé e delle sue opere estremamente affascinante, lasciandosi dietro un alone di charme passionale con il suo messaggio, presente per altro in tutta la sua cinematografia, di una vita ancora, e sempre, tutta da vivere.
Da dove nasce la sua vocazione cinematografica?
Bigas Luna: Sono convinto che la realtà superi sempre la fantasia, tuttavia credo che la mia vocazione cinematografica sia iniziata dalla passione di inventare storie da bambino, una passione che ho mantenuto: la bugia è l’atto creativo più importante.
Quali sono le sue muse ispiratrici?
B. L.: Aglio e olio d’oliva, da sempre. Vedete, c’è chi è necrofilo, io non giudico nessuno, ma sono decisamente un biofilo. Amo la vita e credo che ci siano tre punti fondamentali: la spiritualità, il cibo e la sessualità. Per questo, ogni giorno io mi alzo mistico e vado a dormire pagano.
Una cinematografia, la sua, che ha conosciuto tappe in altri paesi, come Italia e America. Ci può raccontare qualcosa di queste esperienze professionali all’estero?
B. L.: Italia e Spagna si assomigliano molto, ma ci sono differenze, soprattutto a livello di donne. Invece, per quanto riguarda la tappa americana, sono stato quattro anni a Los Angeles. Il mio rapporto con gli USA è sempre di amore e odio, ma è importante guardare il proprio paese da fuori.
Nel suo ultimo film si avverte una presenza spasmodica delle nuove tecnologie, cellulari, computer, mp3…
B. L.: Certo, l’avvento delle nuove tecnologie è stata una tappa fondamentale, non solo al cinema. Prima di realizzare “Yo soy la Juani”, ho pensato: nel XXI secolo anche le forme narrative devono cambiare. Oltre ad essere piaciuto molto in sala, il film ha avuto un record di download illegali, il che è terroristico ma anche affascinante. In realtà sto ancora cercando qual è il senso di quest’era di transizione che stiamo vivendo. Personalmente, vorrei un ritorno alla terra, che è l’unica risorsa che abbiamo. Dobbiamo scoprire la velocità di un seme, in una società così veloce. Per questo, io insegno a fare film ma anche come realizzare un orto biologico! Mi piacerebbe vivere in una società tecno-agricola, che recuperasse tutti gli errori dell’età industriale.