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Pillole di Film
Una rubrica di proposte e critiche personali su film diversi per generi, epoche e stili cinematografici. In pillole. Perché il cinema è come una medicina, allucinogeno e calmante a seconda dei casi, capace sempre di donare a chi lo ama la preziosa sensazione di poter sperimentare altre vite e modi di essere ogni volta diversi.
…Allora, cosa volete vedervi stasera?
“Il cinema? Un mezzo per porre domande”
(Ken Loach)
“Il cinema è l’arte di rievocare i fantasmi”
(Jacques Derrida)
“Il cinema è il modo più diretto per entrare
in competizione con Dio”
(Federico Fellini)
"Il cinema è un'invenzione senza avvenire"
(Louise Lumiére)
- Dettagli
- Scritto da Piercarlo Fabi
- Categoria principale: Articoli
- Categoria: Pillole di Film
- Visite: 2722
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Uno dei punti di forza del cinema, del Grande cinema, sta nella capacità di raccontare le realtà contemporanee attraverso storie “altre”, di finzione. Il cinema americano, con qualche degenerazione di troppo, ha fatto di questo principio uno dei suoi capisaldi. Al contrario, in Italia pochi sono stati i registi in grado di liberarsi del retaggio neo-realista e del film d’inchiesta, teso a raccontare la realtà con la realtà, per abbracciare appieno la fiction e il suo sistema dei generi. Paolo Virzì è sicuramente uno di loro. La commedia, in questo caso in costume, diventa nelle sue mani un espediente per raccontare la società e la politica dell’Italia d’oggi. E così la disputa ideologico-filosofica tra un giovane maestrino rivoluzionario ed idealista, e il vecchio Napoleone in esilio all’Elba, traditore di quei medesimi ideali rivoluzionari e schiavo malinconico di un’ambizione che tanti giovani ha condotto alla morte, è lo specchio dell’idiosincrasia oggi esistente tra i giovani e la classe politica italiana. Di quella reazione a “un nuovo miracolo italiano”, pardon “elbano”, tante volte annunciato ma perennemente smentito dalla realtà disperata e “precaria” vissuta da quegli stessi giovani e sfogata in una lotta, appassionata quanto velleitaria, contro un tiranno lontano e non curante. Elio Germano mette il suo talento (già venuto a galla in Che ne sarà di noi e Romanzo criminale) a disposizione del maestrino Martino Papucci mostrandone l’ingenuo ardimento rivoluzionario e il conflitto interiore con il candore di un’anima ancora troppo giovane. Daniel Auteil è il suo antagonista: Napoleone, il tiranno bugiardo ma carismatico da uccidere in nome di libertà e giustizia. Triste, patetico, persino buffo nell’ora del tramonto e, tuttavia, ancora integro nel suo potere e nell’affascinante malizia che ne deriva.
Virzì guarda ad entrambi, e ai loro corrispettivi attuali, con disincanto e, forse, con la rassegnazione di chi ha terminato la propria stagione di impegno politico militante. E comunque con una consapevolezza: quella, cioè, che il Potere può essere sconfitto solo da se stesso.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: P. Virzì
Anno di produzione: 2006
Produzione: Italia - Francia
Durata: 110 minuti
{tab=Curiosità}
Non ci sono curiosità
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti
- Dettagli
- Scritto da Claudia Catalli
- Categoria principale: Articoli
- Categoria: Pillole di Film
- Visite: 2822
{tab=Recensione}
La tematica su cui s’incentra tutto il film, che registra l’esordio alla regia del cantante Federico Zampaglione, è la difficoltà della convivenza con l’altro, l’estraneo, il diverso. Intento nobile, perseguito efficacemente senz’ombra di retorica buonista: giocandoci l’ennesimo “tiro mancino”, Zampaglione sceglie il tono della commedia (rigorosamente black style) per insinuarsi graffiante nei pregiudizi della nostra società, in cui un’eterofobia neanche troppo latente è sempre pronta a puntare il dito verso qualcuno che si avverte come diverso e dunque minaccioso (associazione arbitraria, eppure puntualmente messa in pratica).
Così, l’acquisto della villetta bi-familiare in una “Valle [tutt’altro che] Serena” darà inizio a un vortice di equivoci, fraintendimenti, fobie, in un climax ossessivo e maniacale che coinvolge senza sosta. La misteriosa coppia che abita di fronte a Vittorio e Marina (alias i formidabili Luca Lionello e Claudia Gerini, insieme già sul set di “The Passion”) ha, in apparenza, poco di rassicurante: lui (un eccellente Emilio De Marchi) è il rumeno Slatko, impegnato in loschi traffici di mobili. Lei (una sfacciata Anna Marcello, sguaiata e sensuale) una spregiudicata lavoratrice che “sembra faccia dei servizi in un motel per camionisti”. Tutte le colpe di qualunque circostanza saranno dunque attribuite subito agli “odiosi vicini”, in una degenerazione di odio e sospetti (ma anche incubi e allucinazioni) che porterà solo guai. Lo stile di regia è scoppiettante e camaleontico, pronto a strizzare l’occhio alla tradizione e ai grandi generi cinematografici (si pensi al sapore western della sequenza con Adriano Giannini), ma altrettanto smanioso di cedere il passo ad uno sperimentalismo che affascina nel suo essere multiforme e multisfaccettato. Il cast si dimostra di altissimo livello, con una grandiosa Cinzia Leoni nei panni della madre/suocera che si sente abbandonata. Garantito un gran finale, con colpi di scena e battute importanti, fra cui l’imperativo che regge il messaggio del film: “bisogna fermarsi in tempo”. Scrollarsi di dosso i congeniti pregiudizi e, magari, lasciarsi andare.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: F. Zampaglione
Anno di produzione: 2006
Produzione: Italia
Durata: 90 minuti
{tab=Curiosità}
Non ci sono curiosità
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti