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Pillole di Film
Una rubrica di proposte e critiche personali su film diversi per generi, epoche e stili cinematografici. In pillole. Perché il cinema è come una medicina, allucinogeno e calmante a seconda dei casi, capace sempre di donare a chi lo ama la preziosa sensazione di poter sperimentare altre vite e modi di essere ogni volta diversi.
…Allora, cosa volete vedervi stasera?
“Il cinema? Un mezzo per porre domande”
(Ken Loach)
“Il cinema è l’arte di rievocare i fantasmi”
(Jacques Derrida)
“Il cinema è il modo più diretto per entrare
in competizione con Dio”
(Federico Fellini)
"Il cinema è un'invenzione senza avvenire"
(Louise Lumiére)
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- Scritto da Tania Varroni
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- Categoria: Pillole di Film
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Orson Welles, si sa, non realizza solo film. Lui riesce a creare poesie che parlano con le immagini. Ogni scelta formale o narrativa è funzionale all’emozione da trasmettere. Un cinema che dice e racconta sensazioni attraverso inquadrature ben studiate. L’infernale Quinlan sicuramente non fa eccezione. Ogni fotogramma è pura scelta registica, il tocco autoriale è inconfondibile.
Un noir del tutto particolare, inquietante e molto suggestivo. Quinlan (un poliziotto interpretato dallo stesso regista) è un buono cattivo, dovrebbe proteggere ma decide di ingannare. Vargas è il buono tout court, che finisce con l’essere quasi del tutto asettico. Inquadrato sempre frontalmente, raramente in primo piano, finisce con l’avere un ruolo secondario rispetto all’antagonista Welles. Quinlan, infatti, è una figura imponente, autoritaria, forte sin dalla sua primissima entrata in scena. Inquadrature ed illuminazione dal basso gli danno un’aria diabolica, ma sofferente anche nella sua confessione di infelicità per la morte di sua moglie. Non è solo la macchina da presa di Welles a narrare; a fare il suo gran lavoro è la fotografia di Russell Metty. Nulla è mai lasciato al caso e la fotografia racconta i personaggi.
Eccezionale apparizione dell’irriconoscibile Marlene Dietrich, splendida come sempre, malinconica come mai prima. Acquieta gli animi ed il tono vertiginoso del film nei panni di Tanya, una prostituta proprietaria di un bordello.
Il film rappresenta l’attraversamento di un confine morale, emozionale, tecnico (non a caso è ambientato su una terra di confine). Una sorta di capolavoro, insomma, estremo quanto basta, seppur non superi (e neppure eguagli) il genio ed i canoni espressivi del precedente Quarto Potere.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: Orson Welles
Anno di produzione: 1958
Produzione: USA
Durata: 95 minuti
{tab=Curiosità}
I primi otto minuti del film sono girati senza tagli, con un unico piano sequenza.
Il film viene ironicamente citato in una scena di Ed Wood di Tim Burton: Ed Wood (Johnny Depp) parlando con Orson Welles (Vincent D'Onofrio) si lamenta di come i produttori scelgano autonomamente gli attori dei film, in modo non sempre giusto. Welles risponde "Non dirmelo. Sto giusto cominciando a lavorare a un film in cui vogliono che Charlton Heston interpreti un messicano!"
Il film viene citato pure nel film di Robert Altman I protagonisti (1992).
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti
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- Scritto da Diego Scerrati
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- Categoria: Pillole di Film
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{tab=Recensione}
Chi ha ammirato Il silenzio degli innocenti rimarrà deluso, chi ha visto Hannibal tirerà un sospiro di sollievo. Red dragon, remake del sottovalutato Manhunter – Frammenti di un omicidio, narra i fatti avvenuti prima del celebre incontro tra l’efferato cannibale e l’agente Clarissa Starling. Tre anni dopo il suo ritiro dall'FBI, l'agente Will Graham viene contattato dal suo ex partner, per aiutarlo a risolvere un caso relativo ad un serial killer. Graham accetterà, ma per comprendere la psicologia dell’assassino, sarà presto costretto a chiedere aiuto alla diabolica mente di Hannibal Lectar, la cattura del quale aveva segnato la fine della sua carriera. La storia rispecchia la stessa struttura de Il silenzio degli innocenti, con l’intellettuale cannibale che stuzzica le paure e scava dentro l’anima del poliziotto di turno (ma l’ingenuità e la fragilità di Jodie Foster sono un lontano ricordo); è questo il limite del film, che a parte una storia intrigante (ma comunque con una suspense che crolla terribilmente nel secondo tempo), non regala nulla di originale, ma solo l’occasione di rivedere sullo schermo un geniale Anthony Hopkins e le ottime performance del resto del cast. Bellissima la parte iniziale, tutta basata sull’elaborazione della psicologia dello schizzato serial killer, attraverso le analisi delle scene del crimine condotte da Graham e le conoscenze del “lato oscuro” dell’uomo da parte del professor Lectar. Poi, però, diventa tutto troppo drammatico e pomposo, quasi irreale, concentrato solo su singole scene abilmente dirette. Anthony Hopkins sparisce quasi dalla scena, prima di ricomparire in un finale purtroppo indegno e quasi ridicolo.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: Brett Ratner
Anno di produzione: 2002
Produzione: USA
Durata: 124 minuti
{tab=Curiosità}
In questo thriller di Thomas Harris appare per la prima volta il personaggio del dottor Hannibal Lecter, pluriomicida-cannibale, famoso nel film "Il silenzio degli innocenti".
{tab=Riconoscimenti}
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