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Pillole di Film
Una rubrica di proposte e critiche personali su film diversi per generi, epoche e stili cinematografici. In pillole. Perché il cinema è come una medicina, allucinogeno e calmante a seconda dei casi, capace sempre di donare a chi lo ama la preziosa sensazione di poter sperimentare altre vite e modi di essere ogni volta diversi.
…Allora, cosa volete vedervi stasera?
“Il cinema? Un mezzo per porre domande”
(Ken Loach)
“Il cinema è l’arte di rievocare i fantasmi”
(Jacques Derrida)
“Il cinema è il modo più diretto per entrare
in competizione con Dio”
(Federico Fellini)
"Il cinema è un'invenzione senza avvenire"
(Louise Lumiére)
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- Scritto da Tania Varroni
- Categoria principale: Articoli
- Categoria: Pillole di Film
- Visite: 3359
{tab=Recensione}
Susan (B. Ryan) e Daniel (D. Travis) hanno una smodata passione per la subacquea. Una giovane coppia che decide, per ovviare alla routine quotidiana e stressante del lavoro, di dedicare un weekend alle rilassanti escursioni ricreative. Si aggregano quindi ad un gruppo che, per negligenza del leader, li abbandona nel bel mezzo dell’oceano. Una trama ben poco complicata. Lineare, semplice, essenziale all’ennesima potenza. Tutto ciò che segue è acqua salata mescolata a speranza e disperazione. Si cerca forza laddove non si fa che trovare il nulla, semplicemente. Susan e Daniel si amano e si sostengono, ma non basta. Hanno fame, sete, freddo, sì. Ma soprattutto c’è la paura che si insinua per paralizzarli di fronte ai pericoli dell’oceano. Meduse, barracuda, squali tutt’intorno a loro. Odore di terrore e carne viva, scoramento e sangue.
Uno scenario splendido fa da cornice alla tragedia, la natura perfida e bellissima che li culla sullo sfondo di un cielo ben consapevole. Niente di costruito in post-produzione. Nessun effetto speciale, tutt’altro. Tutto ciò che vediamo nel film è reale, ed è forse anche per questo che la tensione è palpabile in ogni istante. Meno di 90 minuti di tensione per un film a basso budget (girato in digitale e con una troupe ridotta al minimo) costato appena 130.000 dollari.
A dimostrazione del fatto che, per fare un buon film, basta una buona motivazione. Quella di Kentis è stata forse il voler raccontare angoscia e morte in uno scenario più che adatto allo scopo.
Certo non un capolavoro… ma lodiamo le intenzioni della produzione indipendente.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: Chris Kentis
Anno di produzione: 2003
Produzione: USA
Durata: 79 minuti
{tab=Curiosità}
Il film è tratto dalla storia vera occorsa nel 1998 a due subacquei americani, Tom ed Eileen Lonergan.
Non si è ricorso a effetti speciali, i pesci (barracuda, murene, squali...) venivano attratti con apposite esche e la troupe è stata supportata da un team di esperti di squali addetti alla sicurezza.
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti
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- Scritto da Piercarlo Fabi
- Categoria principale: Articoli
- Categoria: Pillole di Film
- Visite: 3179
{tab=Recensione}
Le storie dei profughi, in qualunque parte del mondo, sono sempre segnate dal dramma: il dramma del dover lasciare la propria terra, la propria famiglia, per trovarsi immersi in nuove culture che li considerano "diversi", nel migliore dei casi, se non pericolosi, la reazione più comune. E' sorprendente, e grave, che il cinema non abbia mai colto appieno questa dimensione, trattando il più delle volte questo argomento attraverso lo stile e le caratteristiche del "film-inchiesta", riducendo così il lato umano a mero strumento per lanciare accuse, peraltro condivisibili, ad istituzioni sociali e politiche.
Mira Nair, trasferitasi da Nuova Dehli in America, ha vissuto sulla propria pelle quel dramma. Lo racconta, arricchendolo con i conflitti generazionali che naturalmente si generano in virtù di differenti appartenenze culturali: padri contro figli, tradizione contro innovazione, amore contro indipendenza. Attraverso la storia di Ashoke (Irrfan Khan, padre e marito amorevole ma dagli occhi malinconici) e Ashima (madre forte e fragile al tempo stesso, interpretata dalla bravissima Tabu), sposi promessi emigrati negli USA, e dei loro figli, Gogol (nome a cui è legato il destino del titolo, le cui contraddizioni e conflittualità trovano un posto privilegiato nel volto e nel corpo di Kal Penn) e Sonia (Sahira Nair, brava a dar spessore ad un personaggio secondario), e attraverso i contrasti che caratterizzano i rapporti tra loro, dai vestiti che indossano alla musica che ascoltano, la regista indiana riesce ad esporre quel dramma, senza pietismi o cedendo al pittoresco. E facendo intendere, senza troppa,facile, enfasi, che al di là di ogni diversità o paura reciproca, il mondo in cui viviamo è davvero globalizzato. Non grazie ai tanto strombazzati processi economici, ancora in mano ad un'oligarchia non incline a spartizioni, ma in ragione di valori socio-culturali realmente condivisi da tutti i popoli.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: N. Nair
Anno di produzione: 2006
Produzione: India, Stati Uniti
Durata: 122 minuti
{tab=Curiosità}
Non ci sono curiosità
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti