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Pillole di Film
Una rubrica di proposte e critiche personali su film diversi per generi, epoche e stili cinematografici. In pillole. Perché il cinema è come una medicina, allucinogeno e calmante a seconda dei casi, capace sempre di donare a chi lo ama la preziosa sensazione di poter sperimentare altre vite e modi di essere ogni volta diversi.
…Allora, cosa volete vedervi stasera?
“Il cinema? Un mezzo per porre domande”
(Ken Loach)
“Il cinema è l’arte di rievocare i fantasmi”
(Jacques Derrida)
“Il cinema è il modo più diretto per entrare
in competizione con Dio”
(Federico Fellini)
"Il cinema è un'invenzione senza avvenire"
(Louise Lumiére)
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- Scritto da Dr.ssa Laura Catalli
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{tab=Recensione}
Christopher Nolan è un regista conosciuto ed apprezzato dalla critica e dal pubblico grazie a pellicole di successo come Batman Begins(2005), Il Cavaliere Oscuro (2008) e The Prestige (2006) e questo suo nuovo, Inception (2010), con molta probabilità non sarà da meno.
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- Scritto da Dr. Luigi Milone
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- Scritto da Dr. Kriss Rifurgiato
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- Scritto da Claudia Catalli
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{tab=Recensione}
Michael e Bruno sono due fratellastri diversissimi tra loro: il primo è un ricercatore completamente alienato dal sesso, il secondo è schiavo delle sue fantasie sessuali. Quando si rincontrano, dopo essere venuti a sapere della madre che è in punto di morte, conosceranno due donne e scopriranno finalmente l’amore. Un po’ sullo stile di American beauty, Le particelle elementari di Oskar Roehler vorrebbe essere una feroce critica senza spiragli di speranza alla società e all’essere umano, tanto che nemmeno l’amore, sentimento che qui fa da contraltare alla prospettiva studiata da Michael di procreare in futuro senza più bisogno dell’atto sessuale, potrà essere alla fine l’antidoto ad una vita condannata alla tristezza. Il film evita per fortuna teorie apocalittiche e si limita a raccontare la deriva dell’essere umano, mostrandone le fragilità, ma non funziona nello stile, che male amalgama il tono tragicomico e grottesco della prima parte con quello eccessivamente funereo della seconda. Per non parlare dell’erotismo scabroso che invece era il punto di forza del romanzo da cui il film è tratto, qui privato dell’originaria funzione di metafora della disperazione umana, e ridotto a semplice gusto morboso del regista per lo sgradevole e l’indecente. Roehler non si capisce nemmeno che direzione voglia prendere alla fine, lasciando gli snodi della vicenda ad un “quasi semi lieto finale”, che non trova alcuna sorta di giustificazione.Vittime ed assassine finiscono allora per confondersi in una spirale infinita di sangue, di ipocrisia, di delirio allo stato puro, per un thriller quasi tutto al femminile in cui spiccano i volti italiani di attrici di fiction nostrane come Silvia De Santis, Galatea Ranzi ed una brava Eva Grimaldi (degne, d'altronde, della produttrice Ida di Benedetto, pioniera di soap come Un posto al sole).
Va detto, tuttavia, che non si tratta di una visione impeccabile: pur presentando vari spunti di rara genialità (i titoli di testa sono, a tal proposito, un vero gioiello), la pellicola resta un tentativo ammirevole ma non pienamente riuscito. A scene di un'efficacia suggestiva impressionante (una su tutte: le maschere anonime della servitù, perché "Le serve non hanno un'anima") si affiancano accenni non svolti, fili di trama lasciati in sospeso, punti importanti non approfonditi. Quello che risulta lampante è, dopo tutto, l’antitesi esterno-interno, apparenza-essenza, generosità che cela corruzione, sorrisi che sanno di marcio.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: O. Roehler
Anno di produzione: 2006
Produzione: Germania
Durata: 105 minuti
{tab=Curiosità}
Non ci sono curiosità
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti
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- Scritto da Davide Scapaticci
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{tab=Recensione}
Nel 1828 viene rinvenuto in una piazza di Norimberga, un ragazzo adolescente piuttosto malridotto, spaesato ed incapace di proferire parola; il suo nome è Kaspar Hauser. L'assolutà singolarità del giovane desta ben presto le morbose attenzioni dei cittadini e delle autorità locali, il cui obiettivo è risolvere il mistero che pervade la sua figura. Dapprima incarcerato, poi assegnato alle cure di un insegnante e successivamente di un barone, viene assassinato da ignoti nel 1833. In questa pellicola, considerata la più ideologica di tutta la filmografia herzogiana, si presenta a noi Kaspar Hauser, personaggio in bilico tra leggenda e realtà. Rappresentato dal regista in un' aura poetica ed anarchica, egli ci appare come una figura coinvolgente e sconvolgente nel suo essere rivoluzionario; Gettato in un contesto sociale che si fonda sulla necessarietà delle categorie identitarie, sulla pretesa di ridurre l'esistenza e la personalità umane entro limiti normalizzanti, Kaspar Hauser è l'ontologia della contraddizione, il no-logo per eccellenza ed assume evidenti connotazioni cristologiche nel momento in cui con il suo patire, la sua sofferenza ed emarginazione eleva a livello transpersonale il sentimento di ribellione a qualsiasi autorità e controllo. Espressione di passività ribelle e dirompente, è il maggior esempio di inettitudine come forma più alta ed efficace di contestazione verso un Sistema che non accetta le contraddizioni da esso stesso create, reprimendole con atti disumani. Il protagonista, Bruno S., attore non professionista, palesa un physique du role impeccabile. Per certi aspetti, il film potrebbe ricordare "Il ragazzo selvaggio" di Truffaut. Ma se il regista francese aveva privilegiato uno sguardo più scientifico, più positivistico nel raccontare la vicenda umana del suo personaggio, Werner Herzog, al contrario, si immerge quasi romanticamente nelle allucinazioni, nei sogni, nella follia innocente di Kaspar Hauser, regalandoci una memorabile elegia cinematografica del diverso e della libertà.
{tab=Scheda tecnica}
Regista: W. Herzog
Anno di produzione: 1974
Produzione: Germania
Durata: 110 minuti
{tab=Curiosità}
Non ci sono curiosità
{tab=Riconoscimenti}
Non ci sono riconoscimenti