L'associazione
Iscriviti alla Newsletter di MenteSociale!
Il mondo dentro e fuori di noi
Riflessioni sul mondo che ci circonda, su quello che è dentro di noi, sulla circolarità e sulla reciprocità del sistema in cui viviamo e di noi nel sistema...
- Dettagli
- Scritto da Dr.ssa Maria Antonietta Impedovo
- Categoria: Il mondo dentro e fuori di noi
- Visite: 4012
- Dettagli
- Scritto da Claudia Catalli
- Categoria: Il mondo dentro e fuori di noi
- Visite: 3714
{tab=Recensione}
Vivere. Suonare. Suonare. Vivere. Coniugare la scala delle note con la tastiera della vita, usare come diario di confidenze un pentagramma, correre con le dita sui giorni del calendario come sui tasti del pianoforte… Un’impresa da musicisti. Forse un gioco da equilibristi, un’acrobazia da campioni, oppure una spirale di delirio, di dolore, o anche entrambe le cose insieme. Impossibile saperlo, impossibile sapere o tentare di comprendere perché i più grandi musicisti jazz non ce l’abbiano fatta, non abbiano resistito non tanto al peso del successo quanto allo scorrere inesorabile della vita quotidiana.
"Credo si debba avere del dolore dentro per fare del buon jazz" si legge fra le righe del libro, righe in cui spiccano i noti nomi di Charlie Parker e Chet Baker, di Lester Young e Billie Holiday, di Bud Powell e Miles Davis (…), dimostrazioni eclatanti di quanto spesso la vita e il jazz non siano riusciti a creare un armonico connubio, ma si siano distaccati fino a formare due binari paralleli, destinati a non incontrarsi mai. E allora bisogna inevitabilmente scegliere: suonare o vivere?
E' il caso di Luca Flores, di fatto protagonista del libro, che ne è fedele ricostruzione biografica. Il nome probabilmente non vi dirà niente, d’altronde le luci del palcoscenico si sono spente troppo presto per lui. Eppure c’è stato qualcuno che le ha riaccese, che ha voluto rispolverare il sipario e farcelo conoscere questo Luca Flores, un musicista di talento, un ragazzo segnato dal dolore.
E questo qualcuno è stato Walter Veltroni. Dimenticatevi per un istante della figura di quest’uomo con la fascia da sindaco, con la faccia da politico… pensate a lui semplicemente come uno scrittore, anzi, lo scrittore. Lo scrittore de “Il disco del mondo”, un’opera che, vi assicuro, con la politica non ha assolutamente niente a che fare.
Tutto è cominciato, come l’autore stesso ci racconta, da una notte come tante, una di quelle notti in cui il silenzio ti avvolge con tutta la sua suggestione, una di quelle notti che senza la musica tutto sembra vuoto e privo di significato. In una di quelle notti, basta un click sul tasto PLAY perché le note prorompano fuori dallo stereo ed inizino a riempire la stanza con tutto il loro struggente grido di dolore. Note che corrono, che si rincorrono, che scorrono sopra l’anima di un uomo che non riesce a rimanere indifferente. E decide di sapere, di conoscere, di informarsi. Chi è che ha suonato quelle note così tremendamente coinvolgenti? Chi le ha potute plasmare con tanto sentimento, con tanta profetica passione?
Da qui ha inizio “Il disco del mondo”, ovvero la storia di Luca Flores. Uno che la musica l’amava davvero. E per cui la vita era sempre stata troppo difficile, segnata come fu da un drammatico incidente stradale, di cui Veltroni ci racconta la dinamica. Luca, sua sorella Barbara, sua madre Iolanda e un'amica di quest'ultima con la figlia salgono in macchina per accompagnare Luca dal dentista, quando il veicolo prende a sbandare e finisce fuori strada. Nessuno si fa male, giusto qualche lieve contusione. Nessuno, a parte il guidatore: la gonna della mamma di Luca rimane impigliata nel cerchione dell’automobile. E anche la vita di Luca rimarrà impigliata lì, in quel ricordo che lo tormenterà per tutta la vita, accompagnato da un inspiegabile, involontario, inconsapevole senso di colpa. Quel senso di colpa infantile, che i bambini sanno portarsi dentro per anni dietro un silenzio, un sorriso mancato, un comportamento bizzarro. E nessuno se ne accorgerà finché quel bambino, cresciuto, non darà evidenti segni di disagio. Luca sta male, Luca è strano, Luca si taglia i polpastrelli per non suonare più, Luca si spacca un timpano con un cacciavite riscaldato per non lasciarsi più suadere da quelle ammalianti note. Ma non basta, ancora non basta, quel senso di colpa che già ha fatto a brandelli la sua anima continua a rodere dentro, a rosicchiarlo pezzetto per pezzetto. E intanto la passione per la musica non viene mai meno; pur con le cicatrici sulle dita Luca continua a suonare, sordo da un orecchio continua a comporre. E' un'attrazione fatale quella che ha sempre avuto per la musica. E il 'terzo incomodo' è inevitabilmente la vita, quella vita che continua a porgli davanti il ricordo di un dolore incommensurabile; quella vita da eliminare, per rimanere finalmente con il suo unico vero amore, per sempre.
All'interno del libro, finito di stampare nell'aprile 2003 edito da Rizzoli, oltre a citazioni illuminanti, troverete pagine e pagine di materiale visivo: dalle foto della famiglia Flores, agli appunti di Luca, ad un DVD (gustatevi le scene finali, sono incredibilmente suggestive) che riprende tutti coloro che si sono prestati ad inserire quel tassello del profilo di Luca a loro più familiare, allo scopo di ricostruire tutto il mosaico della vicenda esistenziale dell'artista. Come se l'Autore volesse dimostrare che il suo libro tratta di una storia vera, verissima: non c'è nulla di inventato, nessuna trasfigurazione ideale. "Il disco del mondo" non è un romanzo, ma una biografia. Una "vita breve", si scorge scritto sulla copertina.
"How far can you fly? [Quanto lontano puoi volare?]" è il brano che suggella come una preziosa ceralacca tutta questa tragedia; Luca cambiò il titolo in "Ladder", la Scala. La scala della vita, nei primissimi gradini della quale era rimasto drammaticamente impigliato. La scala della Musica, che aveva percorso correndo senza fiato fino all'ultimissimo gradino: ecco, ora finalmente Luca Flores può volare.
{tab=Scheda tecnica}
Autore: Walter Veltroni
Titolo: Il disco del mondo
Casa editrice: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2003
{tab=Conosci l'autore}
Walter Veltroni è nato a Roma nel 1955, è un politico e giornalista italiano, ex segretario nazionale del Partito Democratico, ex- sindaco di Roma.
Il suo ultimo libro è "Noi".
{tab=Curiosità}
Dal libro di Veltroni è tratto il film "Piano, solo" del 2007, regia di Riccardo Milani, con Kim Rossi Stuart
{tab=La citazione}"Io amo quei musicisti che cantano, scrivono e suonano ogni nota come se fosse l'ultima" (Luca Flores)
- Dettagli
- Scritto da Dr. Luigi Milone
- Categoria: Il mondo dentro e fuori di noi
- Visite: 5167
{tab=Recensione}
Leggere un libro di Leroy è sempre una forte emozione, pensare che Sarah sia il suo primo libro, scritto a 16 anni, rende il tutto ancora più incredibile.
Non si tratta sicuramente del libro indicato a chi si indigna alle più piccole scabrosità, perché è sicuramente uno spaccato di vita altamente violento e degenere, ma non si tratta della semplice descrizione di un ambiente, quello delle “lucciole da parcheggio”, portato alle sue massime conseguenze, esso è molto di più.
Il protagonista è un bambino figlio di una prostituta, che vede con i suoi occhi di fanciullo una vita che non può appartenere ad una persona della sua età e quindi altera gli avvenimenti e il suo comportamento alla ricerca di quella identità e di quell’affetto materno che cerca disperatamente e che trova in momenti distorti come quando induce la madre a picchiarlo solo per avere un contatto fisico con lei. Questa ricerca lo porta altresì ad identificarsi con il sesso femminile, a credersi donna, per essere accettato in un mondo che vede diviso tra donne e clienti violenti. Il tutto è raccontato con le parole semplici, i pensieri ingenui, la dolcezza e la fragilità degli occhi di un bambino.
Scavando nel lavoro di scrittura dell’autore si nota come qualsiasi parte del libro anche la più violenta sia permeata da un’anima dolce che lo rende forte e stupendo.
Sarah è una storia surreale e iniziatica ad una vita che non sembra poter sbocciare, ma che catapulta il protagonista in una favola nera, una specie di esperimento pedagogico sulla crescita in stati estremi che sembra non aver fine leggendo “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”, un’ipotizzabile seguito del libro.
Nella seconda opera di Leroy, la coprotagonista è sempre Sarah, mamma degenere di un figlio che viene proiettato in un mondo di disperati, stavolta con l’aggravante di aver conosciuto una famiglia “normale”.
Il libro sta per essere portato sugli schermi cinematografici, ma onestamente non sappiamo con quali risultati. Per dare un’idea visiva dovrebbe trattarsi di un caledeoscopio di immagini a volte sfocate, di figure aspramente reali e grottesche, un lavoro celebrale di ricostruzione che forse è meglio lasciare alla fantasia di ognuno di noi, penetrando nel libro con le nostre ansie e paure e liberi di emozionarci in una interpretazione intima dell’essere.
{tab=Scheda tecnica}
Autore: J.T. Leroy
Titolo: Sarah
Casa editrice: Fazi Editore
Anno di pubblicazione: 2000
{tab=Conosci l'autore}
Secondo fonti diffuse soprattutto dalla sua casa editrice Jeremiah "J.T." Leroy nasce il giorno di Halloween del 1980 in un piccolo paese del West Virginia.
Il suo primo romanzo "Sarah" è stato un best-seller internazionale. Il libro più famoso è "Ingannevole è il cuore più di ogni cosa". In campo cinematografico, ha collaborato per la produzione del film "Elephant" di Gus Van Sant, vincitore della palma d'oro a Cannes. Fa parte inoltre di un gruppo rock, i "Thistle" ed è attivo nella produzione ed editoria per diversi autori. Attualmente è docente di Lingua e Letteratura portoghese all'Università di Siena.
Nel 2006, a sorpresa, la rivelazione del New York Times: J.T. Leroy non esiste. A scrivere i libri è sempre stata Laura Albert, la sua produttrice.
{tab=Curiosità}
Sarah è il primo romanzo di Leroy, da cui Steven Shainberg, regista di "Secretary" ha tratto un film attualmente in lavorazione. Di "Ingannevole è il cuore più di ogni cosa", nel 2004 è uscito in Italia il fim diretto da Asia Argento.
{tab=La citazione}
"Lascio che mi si chiudano gli occhi per un attimo. <<Devo andare a casa>>, mormorò contro il materasso, e mi addormento"