Parlare di nuove dipendenze non è facile. Questo è dovuto innanzi tutto alla difficoltà che si è già venuta a creare per “vecchi” fenomeni quali il gioco d’azzardo o i disturbi alimentari dove, parlando di dipendenza, ci si riferisce a fattori di “impulsività” o di “scelta”, elementi che ritornano anche nelle dipendenze di “ultima generazione”.
Tale difficoltà si riflette sull’assenza di un’apposita categoria diagnostica nei principali manuali psichiatrici quali il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali).
Una difficoltà, dovuta ad un importantissimo fattore sociale che influenza e rafforza la sintomatologia di un disturbo dipendente, qualsiasi esso sia. Pensiamo ad esempio a quanti tabagisti esistono e, conseguentemente oggi, alla creazione e diffusione di farmaci in grado di aiutare la persona a smettere di fumare; al tempo stesso – e qui il paradosso – il tabagismo viene indirettamente influenzato e mantenuto dalla società consumistica in cui viviamo. Questo ci permette di capire come spesso la Nuova Dipendenza – quando indirettamente è collegata al mercato sociale- viaggia silente e non viene diagnosticata se non quando irrompe nella vita dell’individuo creando, come spesso accade, un disagio psicologico, problemi e conflitti familiari o, infine, disastrose conseguenze economiche.
Di conseguenza in terapia la persona può arrivare perché portato da altri o per risolvere un problema spesso relazionale, copertura in realtà della sintomatologia dipendente.